Simone Furlani, per il mondo di Spotify e affini Celeste, è uno degli artisti che ho già  avuto modo di raccontarvi qualche tempo fa in uno dei miei bollettini: il suo EP d’esordio, “UNIVERSO (Artemisia)” mi parve fin da subito un debutto degno di essere approfondito, quanto meno per dare spessore (oltre quello che già  detiene musicalmente parlando) ad un progetto che merita certamente un’attenzione discografica che sappia restituire a Celeste il coraggio di un’intraprendenza non da tutti.

Simone, infatti, ha lavorato alla produzione del suo disco in modo particolare, rendendone la pubblicazione una vera e propria urgenza necessaria incapace di frenarsi di fronte alle angherie e alla solitudine di fronte alla quale, oggi, si trova a dover resistere chiunque abbia la perseveranza dell’indipendente: in un mondo in cui “indie” è diventato un termine vuoto e per lo più di natura “estetica”, Celeste si muove da “indipendente” vero facendo tutto da sè, e trovando il modo per arginare le problematiche e le carenze di chi debutta con la forza dell’intenzione.

Mi ha incuriosito, ad esempio, il  modus operandi che ha portato Simone a curare la produzione del disco non tanto affidandola ad un preciso produttore, quanto piuttosto scandagliando le profondità  del web alla ricerca di “beat” precisi e pre-confezionati (avete mai sentito parlare di type beat?) riaperti in fase di mix (con il placet degli autori originali: insomma, “Universo” è un disco su cui sono state “messe” numerose mani) per rendere il tutto vicino al suono giusto per Celeste.

Dunque, una modalità  nuova di produrre un brano che parte più da un qualcosa che già  esiste e aspetta solo di essere contestualizzato, che da una vera e propria forma di costruzione: non è mia intenzione entrare qui nel merito della cosa, ma credo che sarebbe disonesto con la nostra funzione storico-critica di cronisti della musica non farci incuriosire da nuovi approcci creativi, che dopotutto sembrano essere sempre più in linea con il presente – se non con l’immediato futuro.

Ovviamente, “Universo (Artemisia)” non è solo questo, ma anche un sacco di altre cose: per questo, ho deciso di fare quattro chiacchiere con Simone per saperne di più su Celeste e sulla sua idea di musica.

Ciao Simone, bentrovato su Indie For Bunnies. Hai appena pubblicato il tuo disco d’esordio, anticipato dall’uscita di due singoli nei mesi precedenti; ma prima di addentrarci nell’EP, vorrei parlare di quello che non si vede, ovvero tutto ciò che ha portato, negli anni, alla nascita di Celeste.
Ciao e grazie per questa opportunità ! Il “progetto” Celeste nasce nel novembre 2020 quando, alla ricerca di un nome che finalmente rispecchiasse ciò che volevo portare con la mia musica e che mi rappresentasse, mi imbattei in queste semplici sette lettere, con un significato per me tanto importante quanto magico. Questo però non è stato il primo tassello di quel domino che ha fatto partire il mio percorso, ma più semplicemente quel tassello che proprio non vuole cadere, quel tassello che decide se gli sforzi passati potranno avere una fantastica conclusione oppure rimanere solo false speranze. Celeste, dunque, è tutte quelle tessere poste in fila negli anni precedenti, le quali rappresentano ognuna tante insicurezze e sogni nel cassetto differenti. Detto questo, Celeste nasce dalla voglia di leggerezza, dalla necessità  di esprimere attraverso la musica quella parte di me più emotiva e artistica che ho sempre tenuto nascosta.

Chi è Celeste? E in cosa, secondo te, Celeste è diverso/simile a Simone?
Celeste è un ragazzo di 24 anni che ha fatto della musica il suo più prezioso strumento per raccontarsi al mondo. Celeste è l’amore che cerco di dare ogni giorno, è la spensieratezza e le emozioni che voglio portare con i miei pezzi, è una figura che cerca di slegarsi dai pregiudizi che attanagliano Simone. Il rapporto tra questi due protagonisti è diametralmente opposto, un alternarsi costante tra emotività  e razionalità , tra sogni e paure.

Partiamo dall’inizio. Due singoli pubblicati in anticipo sul disco che, a loro modo, svelano già  caratteristiche di sound e di concept che prendono ancor più significato dall’ascolto totale del lavoro. Perchè hai scelto proprio quei due brani, per presentarti al mondo?
Perchè, attraverso suoni così contrapposti tra loro, volevo dimostrare già  dalle prime uscite che ho la voglia di spaziare in molteplici generi, senza precludermi nulla. Oltre a questo, si aggiunge il fatto che, presentati singolarmente gli altri brani del progetto, forse avrebbero poi privato l’ascoltatore di tasselli importanti per godersi al meglio il viaggio nell’Universo di Artemisia nella sua totalità .

“Artemisia” è l’eminenza grigia (nemmeno troppo, “grigia””…) di un disco che ha come titolo principale “Universo”. Perchè hai poi deciso di aggiungere anche il sottotitolo “Artemisia”? E’ stata una scelta successiva?
Quella dei titoli tra parentesi dovete sapere è un mio piccolo fetish; quindi, vi posso già  anticipare che molto probabilmente questa struttura verrà  ripresa anche nei lavori futuri. Oltre a questo, però, quella di aggiungere questo “sottotitolo” è stato un modo per rendere ancora più giustizia ad Artemisia, plasmando dunque dichiaratamente il lavoro intorno la sua figura.

Impossibile a questo punto non chiederti cosa rappresenti per te “Artemisia”, e se associ la figura di “Artemisia” a qualche persona o situazione particolare della tua vita.
Artemisia è una miriade di persone e cose differenti: Artemisia è il secondo nome della ragazza che mi ha dato l’ispirazione per questo progetto; Artemisia sono le donne che hanno fatto e fanno parte della mia vita e dalle quali ho conservato sempre qualcosa; Artemisia è inoltre una parte di me, quella parte probabilmente più emotiva e sognatrice che nei miei brani mi piace raccontare in terza persona sotto mentite spoglie. Artemisia è dunque per me tutto questo, la perfetta rappresentazione di un viaggio nelle mille sfaccettature dell’amore.

Dando un’occhiata ai credits dell’album, si nota la collaborazione con più produttori. Ti va di raccontarci come ti sei approcciato alla composizione delle canzoni?
Per quanto possa sembrare strano la colonna portante delle produzioni di questo EP è rappresentata dai Type Beat di YouTube. Non ho mai avuto nessuna affinità  artistica con produttori precedentemente incontrati fisicamente, ho dunque deciso di appoggiarmi proprio all’immensa vastità  di basi che si possono trovare nel web, scavando nei meandri di un mondo senza fine. Per quanto riguarda invece il mio processo creativo per la stesura dei testi, questo non è per nulla immediato e costante, ma può nascere oggi e protrarsi poi nel tempo per svariate settimane, sviluppandosi in una moltitudine di differenti conclusioni.

Salutiamoci con un augurio, quello che ti pare. E soprattutto, speriamo di sentirti presto live!
Vi saluto allora augurandovi tante altre belle interviste come questa (scherzo ovviamente) e augurandomi di risentirci presto, in quanto questo vorrebbe dire solo che è uscita tanta altra musica. Per quanto riguarda i live lo spero molto pure io! Grazie di cuore per queste belle domande e per il vostro tempo, a presto.