Quando uscì “Sign o’ the Times” Prince era ormai una star internazionale, universalmente riconosciuto come genio capace di una creatività  inarrestabile.
Una consacrazione che era iniziata nel 1982 con “1999” ed era esplosa con “Purple Rain” uscito nel 1984, album nel quale era riuscito a creare una serie di brani riusciti e da un sapore rock freschissimo, dopo il grande successo aveva pubblicato altri due dischi, mischiando ogni volta le carte e sorprendendo un po’ tutti.

Sorprendendo ancora, ma sempre convincendo, nel 1985 usciva “Around the World in a Day” che molti accostarono a “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles, ma lo stesso Prince affermò che i Beatles non avevano ispirato l’album anche se copertina e sound psichedelico portavano un po’ tutti a considerare valido tale accostamento.

Con “Parade” Prince finì con il mutare ancora e a trasformarsi, per quanto l’album nascesse da idee realizzative complesse sarà  il magnetico singolo “Kiss” a catturare l’attenzione, grazie all’immenso e immediato successo e il fantastico video che lo accompagnò all’uscita.
Prince fa tutto questo percorso con la sua band Prince & The Revolution che grazie ai suoi componenti accompagna il genio sia in fase di produzione che in concerti incredibili, ma in questo percorso ad un certo punto i contrasti personali con Wendy Melvoin e Lisa Coleman diventarono insanabili e Prince decise di sciogliere i Revolution.

Nel 1896 a Yokohama, in Giappone, si tenne l’ultimo spettacolo di Prince con i Revolution, il genio finito il concerto fece a pezzi tutte le sue chitarre prima di abbandonare il palco come a decretare che quella era l’ultima volta che avrebbe suonato con loro.
Una parte della band continuerà  a collaborare con lui ma “Sign o’ the Times” sarà  l’inizio della sua carriera da solista, per quanto in fondo un solista lo era sempre stato ora non aveva più il filtro e il supporto che una band di collaboratori fissi poteva dare.

A questo si sommava il fatto che Prince era ormai percepito dall’industria discografica come una macchina da singoli, una pressione che spingeva verso la richiesta di un prodotto musicale che potesse raccogliere consenso e vendite, quando iniziò a prendere forma l’album Prince aveva già  scritto parecchi brani che provenivano anche dai progetti ormai abortiti con i Revolution.

Prince voleva uscire con un album triplo ma la casa discografica si oppose con fermezza, già  accettare un album doppio era considerato un rischio commerciale, c’era una ovvia ed evidente distanza tra gli obbiettivi dell’artista e di chi doveva vendere l’album, Prince ormai era una star indiscussa e il suo interesse si era spostato dalla ricerca del successo verso una consapevole volontà  di dimostrare il suo valore, il suo eclettico modo di vivere la creazione di musica non voleva avere più limiti.

Mentre il mercato americano si muoveva verso l’hip hop e il rap, che da fenomeno sociale e culturale si apprestava a scalare le classifiche, Prince continua il suo percorso con un album dalle mille sfaccettature nel quale mette tutta la sua creatività , realizza un’ opera complessa ed ambiziosa nel quale mischia rock , soul, pop e funky, rischiando una discontinuità  che poteva risultare difficile per l’ascoltare.

L’album non ebbe il successo che tutti si aspettavano in termini di vendite ma fu accolto con toni entusiastici da parte di tutta la critica musicale, un capolavoro che resta uno dei lavori migliori di Prince, ancora oggi osannato e considerato uno dei capolavori degli anni 80.

Come brano inziale fu inserito “Sign o’ the Times” che sarà  anche il primo singolo, venne usato un sintetizzatore Fairlight come base principale, un brano minimale nel quale il basso e la chitarra entrano arricchendolo, anche nel testo il genio è molto incisivo nel descrivere il periodo tra malattie incurabili, gang di ragazzini e pericolo nucleare, anche allora si pensava che saremmo diventati migliori ma per il momento nel nostro 2022non siamo poi così distanti dai problemi di quegli anni.

La title track pur raggiungendo il terzo posto nella classifica americana non riuscirà  a confermare il successo mondiale di “Kiss”, stessa sorte per gli altri singoli, “U Got the Look” arriverà  al secondo posto, “I Could Never Take the Place of Your Man” al decimo, “If I Was Your Girlfriend” e ” Hot Thing” passeranno praticamente inosservati.

“Sign o’ the Times” sarà  un album che lascerà  il segno, apprezzatissimo anche da molti suoi colleghi compreso Robert Smith che lo adora, ma all’epoca sembrava segnare il declino commerciale di Prince e la fine della sua golden age, in realtà  gli anni successivi regaleranno altri successi e album nel quale continuerà  a dimostrare la sua grandezza.

Prince ““ Sign o’ the Times
Data di pubblicazione: 30 marzo 1987
Tracce: 16
Lunghezza: 79:58
Etichetta: Pasley Park, Warner Bros.
Produttore: Prince

Tracklist
1. Sign o’ the Times
2. Play in the Sunshine
3. Housequake
4. The Ballad of Dorothy Parker
5. It
6. Starfish and Coffee
7. Slow Love
8. Hot Thing
9. Forever in My Life
10. U Got the Look
11. If I Was Your Girlfriend
12. Strange Relationship
13. I Could Never Take the Place of Your Man
14. The Cross
15. It’s Gonna Be a Beautiful Night
16. Adore