Giunti al secondo album gli umbri Oh! Eh? sembrano aver intrapreso la giusta via per trovare una propria dimensione nel novero del nuovo rock italiano (per quanto mi renda conto non ci sia più un vero filone in tal senso, ma sognare non costa nulla, no?).

Le 12 nuove canzoni che compongono questo omonimo sophomore ci mostrano infatti una band perfettamente amalgamata e in possesso di una personalità  ben definita, che traspare evidente mettendosi comodi all’ascolto di questo lavoro, dalla prima all’ultima traccia.

Il singolo di lancio del disco, “Amedeo e Jeanne” (uscito a gennaio) aveva già  dettato le coordinate di un apparato sonoro dove un rock tendenzialmente etereo e dal forte impatto lirico si sposa bene con una componente elettronica non invasiva, ma piuttosto complementare, al fine di rendere il tutto affascinante e suggestivo.

E partendo dal brano in cima alla tracklist questa sensazione positiva viene ampiamente confermata, trattandosi, nel caso de “La parola data”, di un episodio potente ed evocativo.

La successiva “Devi fare i conti” colpisce in particolare per parole pregne di significato, che assumono ancora più valore se filtrate dall’interpretazione carica di pathos del cantante Emanuele Principi, in una canzone che suona come un’autentica promessa d’amore.

Giunti a “Nera parola” gli indizi sono sufficienti ormai a fare una prova tangibile del talento di questo quintetto, le cui istanze e ambizioni sembrano appartenere a un’altra epoca, nella quale si dava ancora la giusta importanza a un’opera nel suo insieme, scevro da tendenze effimere e da ciò che va di moda, musicalmente parlando.

Così facendo gli Oh! Eh? si permettono di essere se stessi, senza inseguire scorciatoie o il successo facile, puntando sulla qualità  intrinseca di perle assolute come l’emozionante “Lunga la notte – Jeanne e Amedeo”, la verace “Pornografia”, la struggente “Marcello” (dove riemergono chiari gli echi post-rock del debut-album) e l’intensa “25 Aprile”.

I ragazzi sanno padroneggiare la forma-canzone e artisticamente parlando non somigliano a nessuno, segno di un’identità  precisa, al punto che la presenza del grande Paolo Benvegnù alla produzione, oltre che indice di assoluta qualità , può essere letta come una certificazione ulteriore del loro valore.

Non so tuttavia se i tanti punti a favore di questo progetto saranno sufficienti per un’affermazione dei Nostri, considerando che la loro proposta musicale potrebbe sembrare a orecchi distratti, se non datata, almeno poco appetibile in un contesto che pare in effetti aver dimenticato il rock.

Credo però ci sia sempre tempo (e il modo) per apprezzare chi dimostra di avere, oltre a una genuina passione, anche delle idee originali e il buon gusto di veicolarcele attraverso soluzioni di ottimo livello.

Credit foto: Gianluca Di Loreto