I Melt Yourself Down sono un’esplosiva band londinese che nel corso degli anni si è distinta per un’affascinante combinazione letale di vari generi quali il punk, il jazz, il soul e la musica nordafricana, racchiusi all’interno di un unico grande calderone che con orgoglio porta il loro nome. Un contenitore in cui tutto riesce a prendere una forma a dir poco affascinante e seducente. Ne è un perfetto esempio l’ultimo album “Pray For Me I Don’t Fit In””“ uscito lo scorso 18 Febbraio ““, qui descritto da Pete Wareham (sezione fiati e tastiere) come un disco spontaneo e proveniente dal cuore.


 

Partiamo dal titolo, a cosa fa riferimento? Dove esattamente non riuscite a inserirvi?
Si riferisce al fatto che come artisti e come persone ci siamo sempre sentiti un po’ diversi. Io (Pete) a causa dell’ADHD (disturbo da deficit di attenzione) e Kush (Kushal Gaya) a causa delle molte identità  culturali che rappresenta. Anche musicalmente siamo estremamente aperti e prendiamo ispirazione da una vasta gamma di influenze, il che significa che non ci adattiamo perfettamente a nessun genere specifico.

Quanto sentite che sia cambiato il progetto Melt Yourself Down dal 2012/2013 ad oggi?
Uno dei più grandi cambiamenti è quello di tipo personale. Inoltre, di recente abbiamo aggiunto tre nuovi membri alla formazione. Musicalmente, invece, ci siamo espansi oltre i ritmi esclusivamente nubiani e abbiamo anche sviluppato il nostro modo di scrivere le canzoni. Ora lavoriamo più da vicino sui testi, sui messaggi che vogliamo trasmettere e la forma delle canzoni è diventata più importante per noi. Negli ultimi 10 anni ho lavorato anche sulle mie capacità  di produzione, quindi ora il rapporto tra le demo che realizzo e le registrazioni finali con band e produttore è molto più stretto.

Credo che sia straordinario avere a che fare con brani così ricchi di influenze e che in virtù di ciò riescano comunque ad essere degli autentici banger. Cosa vi ha portato a produrre un sound del genere una volta che vi siete ritrovati in studio?
Le demo che creo normalmente hanno una discreta quantità  di produzione perchè voglio avvicinarmi il più possibile al suono finale. Quindi gran parte del nostro sound proviene da un processo abbastanza lungo di tentativi ed errori, ascoltando brani che facciano da riferimento e puntando all’estetica che ci entusiasma in quel preciso momento.

Visto che sono sbalordito dal vostro stile estremamente eclettico, vi chiedo come nasce di solito la scrittura di un brano dei Melt Yourself Down?
Le canzoni nascono sempre dalle demo iniziali. Io le creo nel mio studio e poi Kush aggiunge le linee migliori, le sviluppiamo insieme e seguiamo il nostro istinto. Le canzoni normalmente iniziano con un ritmo e una linea di sax. Da lì cominciano a crescere. Non ci limitiamo in termini di genere o stile, per noi si tratta solo di energia.

Quali sono le principali influenze musicali che hanno ispirato la scrittura di questo nuovo album?
L’influenza principale, a dire il vero, è stata l’isolamento. Avevamo un sacco di tempo a disposizione, potevamo concentrarci sull’album senza troppe distrazioni ed esplorare a fondo le nostre influenze. Le influenze musicali non variavano molto rispetto agli album precedenti, è solo che siamo stati in grado di spacchettarle in modo più completo questa volta.

Più riascolto il disco e più riesco a percepire l’armonia che è alla base della vostra band, nonostante i vari cambi di formazione. Quanto conta l’armonia all’interno di un gruppo?
Intendi armonia tra persone o armonia musicale? Ovviamente entrambi sono estremamente importanti. Al momento la band è fantastica: siamo tutti grandi amici e ci capiamo davvero. Prendiamo tutti sul serio questo progetto e ne siamo tutti entusiasti allo stesso modo. Sono così grato di avere musicisti così incredibili nella band. Non ci sono davvero molte persone al mondo che possono suonare come questi ragazzi.

Quali sono, invece, i vostri artisti preferiti al momento? Artisti che stimate particolarmente della scena musicale attuale.
Skylla, Good Sad Happy Bad e The Smile.

Com’è noto, la vostra band viene da Londra. Quanto ha influito la vostra città  su questo disco?
Immensamente, anzi, è proprio il fatto che Londra sia un tale crogiolo di diverse etnie che rende possibile vedere tutti questi generi di musica e cultura attraverso un unico obiettivo.

E come descrivereste i testi di questo album?
Piuttosto spontanei. Provenienti dal cuore.

Per concludere, che consiglio dareste a chi intendesse avvicinarsi alla vostra musica per la prima volta?
Tenete sempre aperta la vostra mente!