Dopo i numerosi rinvii causati dalla pandemia, i Supersuckers tornano finalmente in Italia per presentare il loro LP più recente, “Play That Rock N’ Roll”, registrato nell’home-studio di Willie Nelson ad Austin, Texas e uscito a febbraio 2020, proprio poche settimane prima che tutto il mondo fosse costretto a rinchiudersi in casa.

E’ un venerdì sera decisamente eccitante: ci troviamo all’APP Colombofili, delizioso circolo Arci a due passi dal Mercato Ortofrutticolo e dall’aeroporto della città  ducale.

Dopo le esibizioni di Sons Of Lazareth e The Cutthroat Brothers, è la volta della storica rock band originaria di Tucson, Arizona, che sale sul palco della venue emiliana quando la mezzanotte è passata da pochi minuti: Eddie Spaghetti, rimasto ormai già  da alcuni anni unico componente originale del gruppo, è in grandissima forma e si dimostra gentilissimo, facendo foto con parecchi fan prima del concerto.

La sala non è purtroppo troppo piena ““ siamo intorno alle 150 presenze ““ ma il pubblico emiliano è comunque caloroso e avrà  più di un’occasione per esaltarsi nei seguenti settantacinque minuti.

La setlist è lunga e variegata e non si basa principalmente sull’ultima fatica, ma presenta brani da tutta la carriera della band e, per iniziare, gli statunitensi vanno a ripescare la prima chicca della serata, “Coattail Driver”, estratta dal loro debutto full-length, “The Smoke Of Hell”, uscito nell’ormai lontanissimo 1992: con il cappello in testa e gli occhiali da sole sempre addosso, Eddie, con la sua voce profonda e minacciosa, comincia ad attaccare sin dal primo secondo, facendo capire quale sarà  la piega che prenderà  questa serata.

Non è da meno ““ subito dopo ““ la più recente “All Of The Time” (da “Suck It” del 2018) con riff potenti, un drumming assurdo e ritmi esagerati: l’impatto è davvero violento, ma l’esaltazione è tanta (sia Spaghetti che il chitarrista Marty Chandler si spostano nella parte del palco più vicina al pubblico, aggiungendo ulteriore fuoco sulla folla, come se ce ne fosse bisogno).

La follia aumenta con “The Evil Powers Of Rock N’ Roll”, suonata a velocita folle e piena di distorsioni e di cori esaltanti; le cose rallentano poi con “Roadworn And Weary” che, pur intensa e senza i riflessivi toni country della sua versione originale, contribuisce a dare un attimo di respiro al pubblico parmigiano con un po’ di delicatezza.

“Dead Inside” è decisamente melodica ed esaltante e vede supportare Eddie e compagni con un convinto handclapping; in seguito “Mudhead” che, seppur molto vecchia, “è una buona canzone rock n’ roll e la suoniamo ancora”, dice il frontman. E come dargli torto? Difficile resistere a questa ulteriore, ma graditissima scarica di adrenalina.

Si ritorna alla follia incendiaria di “Luck”, in cui il drumming di Christopher Von Streicher sembra non avere alcun limite e c’è pure spazio per numerose schitarrate, che esaltano di nuovo un pubblico già  molto rovente.

E’ poi Chandler a occuparsi dei main vocals per la cover di “Dead, Jail Or Rock N’ Roll” di Michael Monroe, altro momento pieno di energia rock, mentre “Pretty Fucked Up”, vede le prime file ballare e cantare insieme alla band dell’Arizona con Eddie che con il suo basso disegna incredibili riff e ci regala un’altra melodia vincente.

Un concerto da godere, da sudare, da vivere: forse i Supersuckers nel corso della loro carriera non hanno ottenuto tutto il successo che avrebbero meritato, ma sanno perfettamente cosa significa il rock n’ roll e sono riusciti ad accendere la serata dal primo all’ultimo secondo della loro performance. Long life to rock n’ roll!