Continua il sodalizio tra Daniel Rossen e la Warp che supporta il musicista dei Grizzly Bear anche in occasione del suo primo album solista dopo l’EP “Silent Hour/Golden Mile” del 2012. “You Belong There” è stato anticipato da recensioni incredibilmente positive, ovvia dunque la curiosità  di scoprire come se la sia cavata Rossen in solitaria o quasi suonando praticamente tutti gli strumenti (la batteria di Chris Bear nella frizzante “Tangle” è una delle poche eccezioni).

Un disco figlio dell’addio a Brooklyn e New York, quasi tutto incentrato su chitarra acustica, fingerpicking, violoncello e fiati. Copertina in bianco e nero, graficamente spartana che riflette la sobrietà  di dieci brani intensi, dal sound ricco, che rivelano il lato più intimista di un Rossen per nulla intimidito dall’idea di avere i riflettori puntati addosso. Sembra anzi voler mettere alla prova il suo pubblico, persino i fan più affezionati con gli arpeggi insistiti, ipnotici di “It’s A Passage”.

La voce entra realmente in scena dopo quasi due minuti piena, vibrante, magnetica in un brano che diventa presto mantra e introduzione a un nuovo mondo che ha il passo ritmato di “Shadow in the Frame” e l’aura cinematica, sperimentale della title track. Due tracce di sei minuti, “Unpeopled Space”e la splendida “Keeper and Kin”, una di quasi sette come “I’ll Wait For Your Visit” sono le fondamenta, lo scuro scheletro melodico di un album in cui Rossen si sente compositore non solo cantautore.

Le angeliche armonie di “Celia”, il fulgido folk pastorale di “The Last One”, la chiusura con “Repeat The Pattern” dimostrano che ha ormai raggiunto la piena maturità , lontano dai Grizzly Bear che vengono evocati solo nella già  citata “Tangle”. “You Belong There” è un rito di passaggio, la malinconia pervade spesso l’anima di quarantaquattro minuti spettrali e cangianti, che hanno il piglio e le frequenze giuste per ammaliare i più attenti ma necessitano di diversi ascolti per essere pienamente apprezzati.

Credit foto: Amelia Bauer