Sesto album per il quartetto di Stoccolma di cui abbiamo notizie sin dal 2005.
Fernando Honorato (voce e basso del gruppo) ha origini cilene e da questo particolare si spiega facilmente il nome della band.
Con Jimmy Ottosson (chitarra), Rebecka Johansson (sintetizzatore/voce) e Joakim Janthe (batteria), Fernando ha creato una solida band che ha un più che discreto successo, cristalizzato in anni di validi album conditi da innumerevoli tour condividendo il palco anche con personaggi di grosso calibro come il prestigioso Peter Murphy, inconfondibile voce dei Bauhaus.

“Barricades” – primo album per l’etichetta americana Metropolis Records – è un album intimo, dove la band costruisce un’atmosfera originale, esaltando la voce sempre profonda e malinconica di Fernando, da sempre punto di riferimento della band. Band che come già  detto dà  prova di grande maturità : sono passati quasi cinque anni dal loro ultimo album “Oceans”. Cinque anni a cui appartengono gli ultimi due di pandemia, esperienza che ha molto influenzato la scrittura dei dieci brani in scaletta che riescono comunque a creare immagini di speranza.

Il genere, lo avrete capito, ben si riconduce a quegli anni ottanta, ai suoni di band come Sister of Mercy, Mission, Fields of the Nephilim con virate verso atmosfere più riflessive ed eteree a là  Cocteau Twins o Siouxsie and the Banshees, per ricordarne solo alcune. La melodia nel gruppo svedese ha sempre il dominio, con venature dreamy, con il synth che gioca bene le proprie carte mettendo nell’angolo, a volte, le chitarre.

Diretto ad orecchie ben predisposte all’ascolto di certe sonorità  del passato, “Barricades” è un album che può sicuramente essere apprezzato anche da chi si avvicina timidamente, incuriosito, ad un genere che gode sempre di buona salute e che trova nei Principe Valiente degli ottimi interpreti contemporanei.

photo credit: Jacob Frössèn