I Bodega arrivano in Italia a presentare il loro secondo LP, “Broken Equipment”, uscito da poche settimane via What’s Your Rupture?: stasera ci troviamo al Covo Club di Bologna in un sabato sera che fa parte del lungo weekend del 25 aprile, ma nonostante la voglia di vacanze, la storica venue di viale Zagabria è piuttosto piena, segno che il nuovo lavoro della band originaria della Florida, ma ora residente a NYC ha lasciato buone impressioni tra i fan italiani.

Questa è la quarta e ultima data del loro viaggio nella nostra penisola e le aspettative per questo concerto sono molto alte: come già  sbirciato in rete, le setlist di questo tour europeo sono piuttosto sostanziose ““ ogni sera vengono suonate circa venticinque canzoni ““ e anche quella emiliana non sarà  da meno.

Ben Hozie e compagni salgono sul palco del Covo Club alle undici precise, aprendo questi settantacinque minuti di puro delirio con una doppietta incredibile come “Thrown” – “Doers”, proprio come succede su “Broken Equipment”: l’eccitazione comincia a salire sin dal primo secondo, mentre alle voci di Ben e della frontwoman Nikki Belfiglio vanno ad accompagnarsi percussioni esaltanti e beat inarrestabili. All’oscurità  post-punk si aggiungono elementi hip-hop e ritmi incredibili che ci rimandano ai Beastie Boys, come avevamo già  segnalato anche in fase di recensione: il pubblico emiliano ovviamente ringrazia, rispondendo presente ai continui richiami che gli statunitensi mandano fin da subito. Impossibile rimanere fermi davanti alle urla esuberanti e alla delirante e divertentissima follia dei Bodega!

E continuamo con il delirio totale, sia sul palco che tra il pubblico, per la vecchia “How Did This Happen?!”: le grida di Hozie e della Belfiglio ““ anche qui ci sono citazioni dal mondo rap ““ sono accompagnate da chitarre incredibilmente fresche e melodiche che invece ci riportano indietro ai primi anni 2000 degli Strokes.

“Seneca The Stoic” (“a song about healing yourself” – spiega il frontman) rallenta un poco i toni, che diventano più catchy, mentre l’atmosfera si fa più riflessiva anche se l’aggressione percussiva della batterista Tai Lee non accenna a diminuire.

La perfezione pop la troviamo con il recente singolo “Statuette On The Consolle”, un fantastico mix tra melodie chitarristiche irresistibili e ritmi elevati spinti ancora una volta dalle percussioni: il risultato è travolgente e inarrestabile.

Subito dopo “Territorial Call Of The Female”, cantata da Nikki, sa esaltarci con la sua perfetta e trascinante dose di energia tra synth, beat e percussioni a cui diventa impossibile dire di no e rimanere fermi.

Divertente, più pulita e dalle chitarre di strokesiana memoria, l’ottima “How Can I Help Ya” è un altro gradito momento melodico e divertente, in cui non mancano però le solite grida della Belfiglio.

Ancora alcuni momenti di esaltazione anche in “Jack In Titanic”, in cui Hozie passa senza problema alcuno dall’hip-hop incisivo ad attimi decisamente più riflessivi e delicati, mentre la vecchia “Name Escape”, dai ritmi saltellanti, risulta divertente e delirante, mentre le percussioni continuano a ipnotizzarci.

Un’ora e un quarto di follia e di totale divertimento che ci ha mostrato una band capace di tenere il palco con grande personalità , conquistando il pubblico: il futuro è dalla loro parte.

Photo Credit: Paul Hudson from United Kingdom, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons