Ritorno pieno zeppo di ospiti di lusso per gli Health che, a distanza di un anno e mezzo dal precedente “DISCO4 :: PART I”, tornano a trapanarci i timpani con un nuovo album che riparte esattamente dal punto in cui ci eravamo lasciati. Con le dodici tracce di “DISCO4 :: PART II”, infatti, il trio losangelino riprende con grande maturità  e ispirazione il consueto “discorso” dai toni cupi e apocalittici, in una danza letale e futuristica farcita di richiami all’industrial, al noise rock, al synth-pop, alla synthwave, al witch house, all’EBM e all’hip hop.

Per l’occasione, a far compagnia a Jake Duzsik, John Famiglietti e BJ Miller, troviamo una quantità  davvero sorprendente di guest star. Tra i nomi di peso, oltre all’astro nascente del pop metal Poppy in “Dead Flowers” e ai Lamb Of God nella micidiale “Cold Blood” (un ottimo esempio di un genere che potremmo definire techno groove metal), troviamo i Nine Inch Nails di Trent Reznor, che presta le sue corde vocali in una “Isn’t Everyone” che più reznoriana non si può.

Gli Health, galvanizzati dalla presenza di tanti vecchi maestri e giovani di belle speranze, non si pongono alcun freno e provano a stupire ancora una volta l’ascoltatore, in un viaggio negli abissi di una dis-umanità  annichilita dall’orrore che sembra sbucare fuori dagli incubi cyberpunk del William Gibson di “Neuromante”.

Piccole tracce di post-punk, shoegaze e grindcore si insinuano in un album letteralmente dominato dai contrasti, in costante bilico tra la dolcezza della voce di Jake Duzsik e la “cattiveria” di tutto ciò che lo circonda.

Alle melodie glaciali, rarefatte e un po’ deprimenti di “Still Breathing”, “Excess” e “No Escape” fanno da contraltare i puri (ma assai variegati) massacri sonori di “Murder Death Kill”, “Identity”, “AD 1000” (coi The Body) e “Gnostic Flesh/Mortal Hell” (con gli impronunciabili Ho99o9), dove a farla da padrona è la distorsione “sporcata” dall’elettronica. “DISCO4 :: PART II”: un album estremamente interessante consigliato a tutti gli amanti dell’industrial più contaminato ma, in fin dei conti, accessibile.