L’anima di Andrè Breton aleggia libera e vivace tra le note di “Almagre” secondo disco del collettivo Rhabdomantic Orchestra guidato dal jazzista Manuel Volpe in un nuovo tentativo pienamente riuscito di unire culture e mondi musicali diversi all’insegna della creatività . Un Mediterraneo immaginario come sfondo, il surrealismo e il realismo magico come fonti d’ispirazione principali in nove brani dove s’incontrano world e afrobeat, ritmi caraibici e il jazz più fluido e contaminato.

Lega il tutto ancora una volta la versatile voce della colombiana Maria Mallol Moya affiancata da un parterre de roi che oltre a Volpe comprende Marco Zanotti (Classica Orchestra Afrobeat), Fabio Mina, Simone Garino (Peter Gabriel, Anthony Braxton), Zevi Bordovach (Andrea Lazlo De Simone, Francesco Bianconi), Andrea Benini (Mop Mop), Stefano Cocon (Willy Peyote, Roy Paci & Aretuska) mentre il mixaggio è affidato a Kelly Hibbert (già  all’opera con J Dilla, Madlib, Q-Tip). Un approccio estremamente dinamico insomma, in cui organi flauti, sassofoni, percussioni, clarinetto, trombe, sintetizzatori e wurlitzer creano piccoli paradisi sonori che sono una vera gioia per le orecchie.

Ciascun brano racconta una storia tra armonie ora dolci ora sfrenate e sono proprio le “possibilità  evocative e narrative dell’arrangiamento” che a Volpe interessava esplorare, camminando sul filo sottile tessuto da melodie suggestive (“Aini”, “Emblema”, il finale con la tripletta “Woland’s Dance” ““ “Siber” ““ “Rebis”) e trascinanti come “Suffer! Suffer!”, “El Martir”, “Cadenas y Amanecer”. Sei anni dopo i toni screziati di “Albore” la Rhabdomantic Orchestra realizza il suo disco più sontuoso e imprevedibile, perfetto per chi ha voglia di avventure musicali che sanno già  d’estate.