La notizia della morte di Cathal Coughlan è arrivata improvvisamente e quella dell’ex Microdisney e The Fatima Mansions è una triste perdita. La sua carriera, costellata di exploit e piccoli successi, ne ha fatto un outsider, eclettico e poco malleabile ma capace di avere quella visione sarcastica e obliqua del mondo e della vita che rendeva originali testi e musica. Saluto doveroso dunque a quest’irlandese di nascita e londinese d’adozione, recuperando dieci brani tra i tanti composti in quarant’anni di musica vissuti controcorrente.

10. Falun Gong Dancer
2022, da “a hAon”

L’ultima avventura, quella con i Telefà­s fondati insieme al produttore Jacknife Lee autori di un solo, solido album uscito a marzo. Molta elettronica, qualche tentazione melodica, concretezza da vendere e un certo Jah Wobble che presta basso e passione a “Falun Gong Dancer”.

9. Hemisphere
2010, da “Rancho Tetrahedron”

Il Coughlan più sperimentale e meno incline a compromessi è protagonista di “Rancho Tetrahedron”, disco dalle mille facce. Poliedrico, difficile da incasellare e per questo coraggioso, ma anche pungente e spinoso all’occorrenza.

8. Out Among The Ruins
2000, da “Black River Falls”

Cathal Coughlan sapeva scrivere delle gran ballate e “Out Among The Ruins” lo dimostra. Uno dei suoi brani più maturi, malinconico e orchestrale che ha segnato l’inizio del nuovo millennio con grande eleganza e opportune riflessioni.

7. The Knockout Artist
2021, da “Song Of Co-Aklan”

Un album di cui abbiamo già  parlato a tempo debito, ha segnato un ritorno in grande stile dopo molti anni di relativo silenzio, comunque popolati da collaborazioni e colonne sonore. Il tono asciutto, incisivo resta intatto e brillante.

6. Amused As Hell
2006, da “The Sky’s Awful Blue”

Altra ballata ma ben più dissacrante nonostante la voce di velluto del buon Cathal possa ingannare. Una critica accorata ma appuntita di quel mondo moderno che cominciava a farsi largo nel 2006 e sarebbe presto diventato tema e bersaglio della sua scrittura.

5. The Last Lamplighter / Grand Necropolitan Promenade
1996, da “Grand Necropolitan”

Il primo album solista ancora sospeso tra passato e presente, rabbia e armonia che si rincorrono senza tregua. “The Last Lamplighter / Grand Necropolitan Promenade” è la suite di chiusura, sei minuti intensi che rappresentano il passaggio definitivo a una nuova vita.

4. 1000%
1992, da “Valhalla Avenue”

I primi anni novanta Coughlan li ha passati tra la furia e le chitarre elettriche taglienti dei The Fatima Mansions e tutt’oggi è difficile resistere al mix adrenalinico di brani come “1000%” che mettono insieme il meglio del suono indie americano, l’energia dell’hardcore più melodico con gusto molto irlandese.

3. Blues for Ceausescu
1990, da “Viva Dead Ponies”

Impossibile non citarla, perchè rappresenta in pillole tutta l’ironia e il vetriolo di cui la penna di Cathal Coughlan periodo Fatima Mansions era capace. Non si tirava indietro di fronte a nulla, purtroppo il loro passaggio in Italia viene ricordato soprattutto per la controversa apertura al concerto degli U2 a Milano nel 1992, con contorno di insulti e mini rivolte “…

2. Dolly
1984, da “Everybody Is Fantastic”

Cork e poi Londra, metà  anni ottanta. Coughlan e Sean O’Hagan costruiscono le quattordici gemme guitar pop di “Everybody Is Fantastic”, la capacità  di raccontar storie e delineare personaggi convive con le chitarre agrodolci e l’innato gusto per la melodia.

1. Birthday Girl
1985, da “The Clock Comes Down the Stairs”

L’album pubblicato da Rough Trade che li ha portati al primo posto delle classifiche britanniche per un momento forse fugace ma decisamente significativo. “The Clock Comes Down the Stairs” è il lavoro più completo dei Microdisney e “Birthday Girl” un singolo dai tratti giocosi e perfetti.

Bonus track – Everything I Do(I do it for you)
1992, da “NME tribute album”

L’immancabile cover stravolta del classico di Bryan Adams incredibilmente finita al primo posto della Top 10 singoli inglesi, in rappresentanza di tutti i rifacimenti made in Coughlan (vengono in mente anche “Shiny Happy People” degli R.E.M. o “Nite Flights” dei The Walker Brothers) mai banali o semplici omaggi ma trattati sempre con un’irriverenza ormai rara.


Credit foto: Gregory Dunn