Sleap-e è il progetto di Asia Martina Morabito, giovanissima musicista bolognese, che nella sua ancor breve carriera è già  riuscita a creare un notevole interesse intorno a lei. Dopo aver allargato la sua band a cinque elementi e aver pubblicato una manciata di EP, per Sleap-e è arrivato il momento di pubblicare il suo primo album, “Pouty Lips”, uscito qualche giorno fa per la presitigiosa indie-label We Were Never Being Boring. Noi di Indieforbunnies abbiamo approfittato di questa sua nuova release per contattarla via e-mail e farci raccontare qualche dettaglio in più.

Ciao, per prima cosa ti chiedo se puoi fare una breve introduzione del tuo progetto per quei nostri lettori che ancora non ti conoscono.
Mi chiamo Asia Martina – per gli amici Asia, ma i miei mi chiamano Martina lol – ho 22 anni e ho un progetto musicale che si chiama Sleap-e. Quando ero adolescente ho iniziato a scarabocchiare e appuntarmi cose su dei libretti, sperimentando tanto e sviluppando un interesse per il grezzo. In breve tempo ho iniziato ad imbracciare una chitarra e a strimpellare e le cose che facevano parte del mio mondo immaginario hanno trovato espressione. ho iniziato a fare dei tentativi scrivendo qualcosa di più strutturato e col tempo hanno preso forma le prime canzoni. Adoravo quel passatempo così spontaneo, semplice e liberatorio, perciò ho continuato.

Il tuo primo album, “Pouty Lips”, è uscito da pochi giorni. è senza dubbio una tappa importante per la carriera di tutti i musicisti: quali sono le sensazioni che stai provando in questo ultimo periodo? Quali sono le tue aspettative per il disco?
Beh sono molto soddisfatta. Provo molta gratitudine e vorrei presentarlo dal vivo letteralmente ovunque. Sto impazzendo, non scherzo: sono felice a tal punto da immaginare di suonarlo nei format più bizzarri. vorrei andare ovunque, espandermi anche in luoghi impossibili. ma trip mentali a parte, stiamo lavorando per fare delle super date estive e sono molto speranzosa. Abbiamo suonato da poco al Mi Ami e devo ancora riprendermi, sono un concentrato di ego che vuole esplodere. Ma ci sta, dai.

Parlando del titolo, “Pouty Lips”, posso chiederti da dove proviene? Cosa rappresentano queste labbra imbronciate? C’è un riferimento in particolare?
Sembra stupido, ma tutto è partito da questa frase “Julian Casablancas, the pouty-lipped frontman of the Strokes, [“…]”. L’ho letta in un vecchio articoletto che parlava di loro e inaspettatamente questa immagine delle pouty lips mi è rimasta un po’ impressa, collegata ad altre mille cose che per me fanno parte di un’attitude interessante. Per me è semplice e allo stesso tempo significativa, mi ispira perchè stona, ma caratterizza. è un mood che ricerco in qualsiasi cosa e in cui mi rispecchio.

Questo tuo debutto immagino sia stato scritto durante il periodo della pandemia: l’ambientazione che ci ha circondato in questi ultimi due anni quanto può aver influenzato il tuo songwriting e di conseguenza anche l’umore del disco?
Durante il periodo rosso non ho fatto molto in realtà . Piuttosto posso dire che mi è servito molto come momento per lasciare riposare le canzoni, che infatti avevano bisogno di maturare soprattutto nel sound. So che è un’opinione impopolare, ma quella pausa nel mio caso è stata significativa per il disco. Mi è servita soprattutto per alcune canzoni che mi trascinavo dietro da tempo e che non mi ero accorta avessero bisogno di riflessione per trovare una forma migliore. Mi sono risintonizzata con me stessa e sono riuscita a vedere e capire molti aspetti che nel caos della normalità  pre-pandemia erano rimasti da parte. Adesso mi sento cresciuta e diversa nel mio approccio e da una parte provo molto disagio perchè andiamo tutti a manetta per recuperare, sembra di essere in un vortice e ritrovare un mio ritmo mi sembra più difficile. Ma almeno sento di aver acquisito maggiore consapevolezza per farlo.

Posso chiederti di cosa parlano le canzoni di “Pouty Lips”? Da dove hai preso l’ispirazione mentre stavi scrivendo i testi?
Ho preso ispirazione da esperienze che hanno scatenato strane sensazioni e sollevato quesiti in me. Così per riflettere, capire, crescere e anche sfogarmi ho scritto. Credo molto nel gesto-rituale di scrivere, sia in modo profondo che svogliato.
I testi di “Pouty Lips” mi sembrano contemporaneamente nitidi e nebulosi. Non sono per niente eloquenti, ma è una preferenza stilistica. è un disco sì molto crudo, ma alimentato da immagini evocative e astratte.

Nella tua musica troviamo influenze indie-rock, ma allo stesso tempo ci sono anche riferimenti provenienti dal mondo del soul e del jazz con quei bellissimi ed eleganti fiati aggiunti da Natan e Jacopo: quali sono state le tue principali influenze a livello di sound per questo tuo debutto sulla lunga distanza?
Ho ascoltato un sacco Sam Cooke, Etta James, le Marvelettes, Otis Redding, Fela Kuti, Jorge Ben e molti altri, ma senza la pretesa e nemmeno il desiderio di fare musica del genere. Mi ha ispirata molto, si, ma ho cercato di creare un mix mio insieme alle altre influenze e aspirazioni. Con queste canzoni io e la band abbiamo fatto un buon lavoro, ne sono molto soddisfatta, ma so che ancora bisogna lavorare tanto per valorizzare, impreziosire e rendere ancora più chiaro il sound di questo progetto.

Il disco è uscito per la We Were Never Being Boring, che secondo me è una delle migliori realtà  italiane per quanto riguarda le case discografiche: come ti stai trovando a lavorare con loro? Sei stata contenta di aver suscitato il loro interesse già  da un bel po’ di tempo?
Si ricordo di essermi sentita un po’ stranita all’inizio perchè non credevo di poter essere all’altezza e di suscitare interesse in loro. è partito tutto da Luca Lovisetto dei Baseball Gregg che ha mandato un video di un nostro live a Enzo Baruffaldi. Comunque dal momento in cui sono entrata in WWNBB ho sentito di far parte del mondo della musica in modo più concreto e la cosa mi è senz’altro servita, quindi li ringrazio molto. Quando siamo andati a registrare “Pouty Lips” nel loro studio a Brescia sono stati super cordiali, è stata una bella esperienza e io e i ragazzi ci siamo divertiti un sacco.

La prima volta che ti vidi fu qualche anno fa al Covo quando aprivi per Any Other e devo dire che ero stato davvero felice di vedere una ragazza così giovane proporre un suono indie-rock ricercato e assolutamente non scontato. Da allora quanto è cambiato il tuo progetto a livello di sound?
Wow grazie, ovviamente mi fa piacere che tu abbia avuto questa impressione. Rispetto a quella data non credo di essere cambiata troppo nell’attitude e di avere ancora certe influenze di base che mi porterò sempre dietro; infatti credo di emanare ancora un’aurea che suggerisce nicchia&cameretta. Semmai posso affermare di essere cresciuta insieme agli altri della band e di aver arricchito il progetto per renderlo più personale e intenso ed è qualcosa che continuerò a fare per espanderlo verso qualunque direzione mi ispiri.

Proprio di recente hai presentato “Pouty Lips” al Covo e in questi giorni suonerai al Mi Ami al Magnolia a Milano e in giugno sarai all’Hana-Bi insieme ai Baseball Gregg: quali sono i tuoi programmi riguardo al tour? Come si evolve la tua musica quando suoni dal vivo insieme alla tua band?
Sì, i ragazzi e le ragazze del Covo sono persone d’oro, mi hanno sempre dato fiducia e opportunità , perciò li ringrazierò sempre. Al Mi Ami è stato stupendo, ci siamo divertiti parecchio. Andremo a Ravenna, a Firenze e a Torino e a breve ci sarà  altro in arrivo, ma queste sono le date importanti al momento e saranno esperienze super che farò in compagnia di persone con cui sto bene, quindi per me è il massimo.

Ti piacerebbe in un futuro nemmeno troppo distante provare a portare la tua musica anche all’estero e seguire le orme di altri artisti italiani come Any Other, Her Skin, i Go!zilla (solo per citarne alcuni), che hanno trovato riscontri positivi anche fuori dalla nostra penisola?
Certo, ci vogliamo lavorare su. Vediamo che riusciamo a fare il prossimo anno.

Un’ultima domanda: puoi scegliere un tuo brano, vecchio o nuovo, da utilizzare come colonna sonora di questa chiacchierata? Grazie mille.
Idea molto carina! Scelgo “Bye” per salutarti, grazie a te e a presto.