Si torna finalmente ai concerti outdoor e lo facciamo con quello dei Dinosaur Jr al Nova di Bologna, un enorme spazio al di fuori del centro sociale TPO di via Casarini, supportato da alcune entità  locali (come Estragon Club e Covo Club) per costruire eventi importanti durante la stagione estiva.

Con quasi quaranta anni di storia della musica (intervallati da una pausa tra fine anni ’90 e metà  anni ’00) alle sue spalle, non ci sono troppi commenti da fare sulla band di Amherst che ancora oggi influenza centinaia di nuovi gruppi e musicisti.

In questa quarta tappa del loro tour italiano J Mascis e soci presentano il loro ottimo dodicesimo album, “Sweep It Into Space”, uscito ad aprile dello scorso anno via Jagjaguwar, dopo che la sua pubblicazione era stata rinviata a causa della pandemia.

Con un pubblico dall’età  media piuttosto elevata (anche se non sono mancate le presenze più giovani e pure qualche famiglia con bambini piccoli), i Dinosaur Jr stasera portano in terra felsinea la loro lunga esperienza, spaziando nella loro setlist su numerosi album, incluso qualche brano dagli inizi della loro carriera.

E’ “Thumb” – da “Green Mind” (1991) – ad aprire la serata e vedere l’incredibile naturalezza con cui il trio del Massachusetts suona i propri strumenti, facendo sembrare estremamente semplici anche le cose più difficili, è qualcosa di assolutamente straordinario per chi è davanti al palco, che sia o meno un fan di questa formazione: è dunque facile poter dire che le lunghe jam che Mascis, Lou Barlow e Murph proporranno frequentemente durante la loro ora e mezza abbondante di set, diventeranno quindi momenti di totale esaltazione e di pura gioia sonora per le orecchie dei presenti.

Se la pur energica e nuova “I Ain’t”, graziata da una delle numerose fantastiche melodie che sono uscite dalla penna di Mascis nel corso della sua carriera e da una sezione ritmica adrenalinica, ha comunque un’anima fondamentalmente tranquilla, non possiamo dire lo stesso per “Little Fury Things” che, tra violenza e distorsioni pazzesche, si muove agilmente tra il noise-rock più pesante e rumososo e un alt-rock dalle tendenze lo-fi.

Ancora il frontman è il protagonista insieme alla sue sei corde sulla recente “I Met The Stones”: i suoi riff ““ insieme a quelli del basso di Lou – sono talmente potenti che ci pare di trovarci improvvisamente a un concerto di una band hard-rock.

“Been There All The Time” è un altro pezzo clamoroso e una totale botta di adrenalina in cui Murph è libero di spazzare via tutto con il suo drumming, esaltando il numeroso pubblico felsineo che risponde con un sentito handclapping.

“Una canzone dal nostro primo album”, dice J Mascis poco dopo ed ecco “Mountain Man” con la sua grande aggressività  che non ha nulla da invidiare alle migliori band punk ed è supportata da distorsioni pazzesche e da una batteria inarrestabile.

Nell’encore c’è poi tempo anche per la cover di “Just Like Heaven” dei Cure per l’ultima dose di energia della serata.

Poco più di un’ora e mezzo per un set come sempre superlativo per una band che, nonostante la tanta esperienza, sembra che abbia ancora tanto da dire e da insegnare alle future generazioni: un live solido e pieno di adrenalina da parte di tre grandissimi musicisti ormai quasi sessantenni capaci di farci dimenticare per una serata tutte le cose negative che stanno succedendo nel mondo.

Photo Credit: Johannes Scherman, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons