Trentacinque anni e con all’attivo già  cinque album, che raggiungono quota sei con questo capolavoro “Big Time”, la cantautrice del Missouri rispolvera con maestria le influenze country-folk a lei tanto care.

Mentre con il precedente ottimo “All Mirrors”   (sfociato nel riuscito progetto gemello di “Whole New Mess” del 2020) le sonorità  eteree si snocciolano in variopinte sperimentazioni synth-pop, in questo nuovo lavoro le trame sono segnate da un percorso silenzioso, dolce e profondo nel quale la scrittura e l’interpretazione della Angel raggiungono altissimi livelli di intensità , pathos e appagamento.

L’overture è delegata a una splendida “All the Good Times” che si apre con accortezza prima di concedersi al successivo country della title track  scritta con la partner della Olsen, che lo scorso anno ha deciso pubblicamente di fare coming out. L’intero album sicuramente risente di questa sopraggiunta libertà  alla quale, purtroppo, si aggiunse anche uno sconfinato dolore per la tragica scomparsa, avvenuta nel giro di poche settimane, di entrambi i suoi genitori, ai quali sono dedicati la pacata e toccante “This Is How It Works” (“And the feeling I found/Showed me how I could lose/To love without boundary/And put it to use/To remember the ghost/Who exists in the past”) e la sussurrata e suggestiva traccia conclusiva “Chasing The Sun” (“Write a postcard to you/When you’re in the other room/Just writing to say that I can’t find my clothes/If you’re lookin for something to do”).

Nonostante questi angosciosi eventi l’opera non risulta mesta ma riesce a decollare in ogni singolo episodio, sia quando l’approccio vocale della Olsen si mostra immediatamente, prima che la melodia incalzi, come nella bellissima “Dream Thing” ovvero nel trionfo di archi e piano nell’incantevole “All The Flowers”, e sia quando l’armonia detta la strada della perfezione come nelle note di “Ghost on”, con l’incisivo e inafferrabile refrain adagiato su un immenso organo (“And I don’t know if you can take such a good thing coming to you/And I don’t know if you can love someone stronger than you’re used to”).

Registrato negli studi di Topanga, in California, “Big Time” è stato prodotto dalla Olsen per la prima volta insieme a Jonathan Wilson (Conor Mullen Oberst, Father John Misty) il quale ha anche prestato la sua collaborazione suonando, tra l’altro, batteria, mellotron, clavicembalo, mandolino e compagnia bella coadiuvando la sei corde di Angel.

Gli arrangiamenti si presentano più che sopraffini, curati all’inverosimile e girano intorno agli echi gentili della Olsen che nell’offuscato rock di “Right Now” e nelle ampie e solenni note della dolorosa “Go Home” (“We watched it all burn down and did nothing/Nothing/Why does it come to this to mean something?/To mean something”) riflettono forse una vocalità  cruda ma pur sempre intensa e profonda, laddove invece la delicatissima e ricercatissima “Through The Fires” aggiunge quel tocco di classe ad un lavoro straordinario e senza tempo dell’artista di St.Louis.

Credit Foto: Angela Ricciardi