Sono passati oltre tre anni da quando abbiamo visto The Tallest Man On Earth per l’ultima volta e tante cose sono cambiate nel frattempo: come ci ha svelato nella nostra recente intervista, durante la pandemia lo svedese ha registrato un nuovo album che uscirà  prossimamente, ma nel frattempo è ritornato in tour e ciò lo ha reso molto felice.

Questa settimana Kristian Matsson ritorna anche nel nostro paese per ben quattro date e noi ci troviamo alla seconda: la location è la splendida Mole Vanvitelliana di Ancona (all’interno dello Spilla Festival), che rende ancora più suggestivo il set del musicista svedese, che questa sera prevede un viaggio attraverso tutta la sua carriera.

Solo sul grande palco all’interno della Mole, il folk-singer proveniente dalla regione di Dalarna non sfigura di certo, anzi cerca di riempirlo con la sua vivacità  e quel suo continuo movimento.

Come il pubblico marchigiano apprezza la sua musica, allo stesso modo Kristian è molto contento di essere qui stasera e di rivedere tante persone supportarlo e ringrazia tutti i presenti poco prima di suonare “1904”: la risposta non si lascia attendere molto perchè, proprio durante quella canzone, arriva il primo handclapping di giornata, trascinato dal musicista svedese che conquista i fan anconetani con lo stampo dylaniano della sua voce, con le sue ottime melodie e quella sua grande passione che, come noteremo durante tutti i novanti minuti del suo set, non mancherà  mai e anzi risulterà  molto superiore rispetto a quanto è già  possibile percepire ascoltando i suoi dischi.

Poco dopo The Tallest Man On Earth si sposta al piano per la prima volta oggi per “There’s No Leaving Now” e le emozioni arrivano pure e sincere: seppure più scarno rispetto alla sua versione originale, il brano è uno di quelli che colpiscono sempre dritti al cuore ed è impossibile non farsi commuovere dai suoi sentimenti.

La successiva “The Running Styles Of New York” viene dedicata nientemeno che a Lou Reed: i suoi arpeggi con la chitarra elettrica sono decisamente più rumorosi e sono “supportati” dalle grida di alcuni gabbiani che passavano sopra la Mole Vanvitelliana proprio in quel momento.

“Wind And Walls”, da “There’s No Leaving Now” (2012), invece, pur piena di passione, riesce a scaldare il pubblico con quella sua chitarra acustica inarrestabile ed esaltante, perfetto assist per un altro handclapping che non tarda ad arrivare.

“Love Is All” è un altra heartbreaking track con quei suoi arpeggi gentili e la sua melodia irresistibile: il suo romanticismo e quei vocals così viscerali ed energici fanno guadagnare a Kristian numerosi e sentiti applausi da parte dei fan marchigiani alla fine del brano.

E’ poi la volta dell’attesissimo vecchio singolo “King Of Spain” e qui il pubblico non puo’ che supportarlo con l’handclapping, mentre alcuni si alzano e ballano: l’atmosfera è divertente e i presenti sono davvero in delirio per questo pezzo.

Più veloce rispetto all’originale, ma non per questo con un minore impatto emotivo, “I’m A Stranger Now” è qualcosa di incredibilmente toccante e delicato, seppur malinconico, mentre “The Dreamer” chiude il set in maniera elettrica, ma sempre piena di passione.

C’è poi ancora spazio per un pur breve encore composto da una adrenalinica “The Wild Hunt”, che vede lo svedese sempre molto esaltato sul palco, e da “Like The Wheel”, al piano, che mette in mostra ancora una volta la sua enorme sensibilità .

Novanta minuti in cui Matsson ha saputo emozionare, divertire, trascinare e conquistare il pubblico; l’imponenza e la magia della venue hanno poi aggiunto un ulteriore tocco per rendere davvero unica e speciale questa serata che non dimenticheremo facilmente.