Lo scorso agosto Steve Gunn, ex componente dei Violators, la backing band di Kurt Vile, è ritornato con il suo quinto LP, “Other You”, pubblicato dalla Matador Records.

Registrato a Los Angeles insieme al suo amico e collaboratore Justin Tripp e al noto produttore Rob Schnapf, questo nuovo disco gli ha permesso di sperimentare cose nuove con grande classe, facendosi aiutare anche da numerosi altri musicisti: il risultato ci era piaciuto tanto e ora, quando finalmente il musicista originario della Pennsylvania è potuto ritornare in Italia (la sua ultima apparizione nel nostro paese era stata a Savona nel marzo 2019), siamo ben lieti di poterlo venire ad ascoltare anche dal vivo.

La location da sola è già  un sinonimo di garanzia per quanto riguarda la qualità : stiamo ovviamente parlando dell’Hana-Bi di Marina di Ravenna. Stasera il pubblico, seduto sulle sedie davanti al palco, oppure sulla mitica collinetta di sabbia alla sua sinistra, è piuttosto numeroso, segno di stima verso il songwriter di stanza a New York City ormai da tanti anni.

Gunn si presenta sul palco sotto la tettoia alle dieci e venti e, ancor prima di emettere una singola nota, ne approfitta per ringraziare tutti i presenti (tra cui scorgiamo anche il buon Ron Gallo insieme alla sua consorte Chiara), con la gentilezza che lo contraddistingue, come abbiamo potuto constatare poco fa durante la nostra intervista.

E’ il recente singolo “Fulton”, estratto proprio da “Other You”, ad aprire la serata: lunghi arpeggi ci introducono nel mondo di Steve, estremamente delicato e riflessivo, ma allo stesso tempo elegante e dalle influenze jazzy. Il suo suono è puro e pulito e ci permette di volare attraverso quel suo leggero e fantastico universo pieno di classe, in cui la sua bravura viene continuamente esaltata.

Le sue canzoni sono parecchio lunghe, ma questo gli permette di mostrare le sue capacità  tecniche e gli spettatori possono godere di quella poesia e di quella intimità  che brani come il successivo “Morning River” sanno regalare, mentre Gunn, piuttosto emozionato e piacevolmente sorpreso, svela ai fan romagnoli che questo è il suo primo concerto di sempre in spiaggia.

Poco più avanti eccolo presentare la cover di “Among The Trees”, una canzone del suo amico Michael Chapman: anche qui non viene mai a mancare una certa leggerezza, a cui si aggiungono alcune armonie e, verso la fine, anche degli effetti.

Poco dopo lo statunitense imbraccia per la prima volta nella serata la sua chitarra elettrica per la vecchia “Way Out Weather”, title-track del suo album del 2014: alla voce sempre molto gentile e ai suoi fantastici arpeggi pieni di deliziose melodie, qui si aggiungono numerosi effetti e synth che, mentre creano altre magiche atmosfere, aumentano il rumore del pezzo, che poi si chiude ancora nella tranquillità  più totale, quasi a voler chiudere un cerchio ritornando al suo punto di partenza.

E’ “Morning Is Mended”, estratta da “Unseen In Between” (2019), a chiudere il mainset, mentre Steve ritorna alla chitarra acustica: se inizialmente risulta delicato e intimo, poi il brano permette a Gunn di giocare con i pedals e con l’effettistica, prima di chiudersi nuovamente con toni morbidi.

Un’ora e dieci di pura magia in cui il songwriter di stanza a NYC ha incantato il pubblico ravennate con la sua musica, gentile quanto poetica, e con la sua incredibile e raffinata tecnica, la venue sulla spiaggia davanti alla brezza serale del Mare Adriatico ha poi fatto il resto: un altro concerto da circoletto rosso qui all’Hana-Bi oggi.