L’album in questione rientra nell’elitaria categoria di quei tesori la cui scia affettiva, la sfera dei ricordi lascia una coda stellare infinita che periodicamente raggiunge il presente, sovrastando e alterando la stessa percezione della qualità  di insieme, configurando in “New Gold Dream” un contenuto iconico che ben sappiamo appartenere ad una gloriosa fine epoca new wave e insieme ad una certa immagine dei Simple Minds.

Jim Kerr e soci riuscirono a penetrare in un lampo all’interno del processo di formazione di una categoria fin qui da sottocultura, i giovani, che iniziavano in modo autonomo a consumare musica leggera, in quei primi anni 80 liberati dagli spettri di un passato troppo ingombrante, liberi di contenere suoni così intimi e allo stesso tempo leggeri, così pieni di spazi ma allo stesso tempo romantici, introspettivi e insieme buoni per ogni occasione, che avevano a che fare con l’universo personale delle camerette da letto studentesche più che con l’impegno di massa da strada.

Ma al di là  dell’aspetto culturale, che sottende in gran parte il successo clamoroso di questo genere musicale fatto più per la mente che per i muscoli, nel loro quinto album i Simple Minds raggiungono semplicemente l’apice della loro prima parte di carriera iniziata con “Life in a day”, arrivando alla summa del loro periodo, è bene ripeterlo, da new wave, con quell’aurea ancora da imberbi ragazzi dalla Scozia, con queste produzioni che oggi definiremmo antiquate da quanto ovattate all’orecchio, con quel senso di oscurità  in cui la voce del leader spesso si perde come in una nebbia, del tutto differente da quanto aperto invece sarà  il canto nella vicinissima età  che inizierà  con “Sparkle in the rain”.

“New gold dream” coglie l’incantesimo dell’ispirazione che si materializza nelle chitarre languide di Burchill, nelle tastiere e synth avvolgenti di Mac Neil, nella voce sinuosa e non ancora da stadi di Kerr, nelle magnifiche e potenti linee di basso di Forbes, una band dotata di un impeto lampante dove armonie, gusto, equilibrio fra le parti producono, senza interruzione di qualità , queste nove canzoni fra hit perfette, “Promised you a miracle”, “Glittering prize”, “Someone somewhere (in summer time)”, onirici brani dal fascino misterioso (“Big Sleep” , “Hunter and the Hunted”), in cui si avverte tutta la dimensione personale del gruppo, così deliziosamente chiuso dentro una propria concezione della musica da farsene portatore unico a sua insaputa, solcando i cuori e le menti semplici dell’immaginario della pop music di 40 anni fa, così avidamente disposto ad accoglierli.

In sostanza, non c’era niente di meglio nell’82 di ascoltare e cantare anthem così incollati al proprio tempo come la title track, una canzone che porta con sè molto, molto di più dei suoi 5 minuti e rotti, una sorta di liberazione canora, un appuntamento tante volte atteso che si rinnova e rinnova ad ogni ascolto, con quel ritornello semplice e furbetto, coinvolgente e irresistibile tipico dei Simple Minds, che appunto si sciolgono in un liberatorio inno fra piani di synth e chitarre che non avranno più simili paragoni nella loro storia futura. D’altra parte, bastava vederli in quel 1982, esteticamente e in azione nei live per capire quanto erano dentro il loro tempo, quanta voglia di emergere c’era e soprattutto quanta sincerità  nella loro armonia che si trasmetteva direttamente al desiderio dei fan di condivisione di queste sensazioni: non era un transfert intellettuale come poteva succedere agli Smiths, non c’era la spiritualità  e la solennità  degli U2, per fare un paio di esempi, c’era l’immediatezza di un suono semplicemente moderno e attuale,   melodico e identitario, di pura celebrazione sonora: musica per la musica, il tempo che passa esattamente colto dalla melodia e dal ritmo di queste canzoni.

Un album definitivo, un suggello ad un percorso quasi da film e che nelle sensazioni cinematiche di un road movie trova ampi punti di connessione, non fosse altro per quanto intensamente vissute  sono state e continuano ad essere le canzoni di “New Gold Dream”.

81-82-83-84!

Pubblicazione: 13 settembre 1982
Durata: 45:01
Tracce: 9
Genere: New wave, synth pop
Etichetta: Virgin, A&M (USA)
Produttore: Peter Walsh

Tracklist:

1.Someone Somewhere in Summertime
2.Colours Fly and Catherine Wheel
3.Promised You a Miracle
4.Big Sleep
5.Somebody Up There Likes You
6.New Gold Dream (81/82/83/84)
7.Glittering Prize
8.Hunter and the Hunted
9.King Is White and in the Crowd