Il mese di settembre porterà  con sè anche l’atteso ritorno di Björk col nuovo album “Fossora” e l’occasione è buona per provare, tra mille difficoltà , a stilare una Top 10 dei suoi brani più conosciuti, amati, ascoltati, con qualche licenza poetica riguardo alla carriera del folletto islandese che sembra non restare mai a corto di sorprese.

10. I’ve Seen It All
2000, da “Selmasongs -Dancer In The Dark OST”

Partiamo dal controverso doppio ruolo di attrice e cantante per Lars Von Trier e dalle canzoni scritte per l’occasione. Un album che funzionava benissimo indipendentemente dal film trascinato da “I’ve Seen It All”, qui nella versione da brividi con Thom Yorke che segnava l’incontro tra due voci storiche.


9. Mutual Core
2011, da “Biophilia”

Undici anni sono più che abbastanza per fare un primo bilancio su “Biophilia”, l’album iper tecnologico. Un’esperienza multimediale che non ha forse ottenuto i risultati sperati ma oggi non risulta particolarmente datata come dimostra “Mutual Core” del resto.


8. Saint
2017, da “Utopia”

2017: l’anno di “Utopia”, della nuova collaborazione con ARCA in un album lucido e cangiante da cui recuperiamo uno dei brani meno noti ma da riscoprire. Vocalmente “Saint” lascia ampio spazio alle capacità  e al virtuosismo di una Björk che tesse melodie ipnotiche e vivaci capaci d’incantare sul serio.


7. Hope
2007, da “Volta”

Non molti citano “Volta” che col tempo è diventato quasi un album per appassionati. Perdersi tra queste note però ha sempre il suo fascino e la grinta, gli arpeggi di “Hope” – uno dei brani prodotti da Timbaland con la partecipazione del musicista maliano Toumani Diabatè – nulla hanno da invidiare a dischi più famosi. Altra performance vocale maiuscola ma non è certo una novità .


6. Desired Constellation
2004, da “Medàºlla”

A proposito di voci ecco “Medàºlla”: minimale, scarno, con spesso pochi beat a far da sottofondo. Voleva semplicemente lavorare con ciò che conosceva meglio Björk: la voce appunto, da sempre il suo principale strumento, in un crescendo che la porta perfino a duettare con se stessa in un’intensissima “Desired Constellation”.


5. Stonemilker
2015, da “Vulnicura”

Terreno delicato quello di “Vulnicura”, insieme a “Medàºlla” forse l’album più personale dell’artista islandese. Figlio della fine di una relazione sentimentale (con Matthew Barney) segna l’inizio del sodalizio con ARCA qui nelle vesti di produttrice. Parola d’ordine vulnerabilità  e un tono che è stato definito austero ma era semplicemente sofferto. Il video di “Stonemilker” girato da Andrew Huang con tecnica innovativa ha fatto storia.


4. An Echo, A Stain
2001, da “Vespertine”

Se “Vulnicura” ha segnato la fine, “Vespertine” era l’inizio della storia con Barney. Un album magico, quasi tutto giocato su beat ed elettronica per creare emozioni. “An Echo, A Stain” è uno dei brani più sensuali e inquietanti, un crescendo distorto e intenso che raggiunge livelli d’introspezione notevoli.


3. Big Time Sensuality
1993, da “Debut”

Anni novanta, primo disco da solista. Un salto nel buio ben calcolato che, con il contributo del produttore Nellee Hooper, è riuscito a sfornare diversi singoli da classifica come “Human Behaviour”, “Violently Happy”, “Venus As A Boy” e la sfrenata, impertinente “Big Time Sensuality”. Tutto l’album in realtà  suona ancora benissimo dopo decenni.


2. It’s Oh So Quiet
1995, da “Post”

A proposito d’impertinenza impossibile dimenticare “Post”, album numero due, e la sbarazzina “It’s Oh So Quiet” che faceva compagnia a “Hyperballad”, “Isobel”, “I Miss You” con Howie B e “Headphones” con Tricky. Un disco liberatorio sotto ogni aspetto, dove Björk prende in mano le redini e fa assolutamente tutto ciò che vuole.


1. Joga
1997, da “Homogenic”

Uno dei punti più alti raggiunti dalla collaborazione tra Björk e Mark Bell, “Homogenic” è unione praticamente perfetta di suoni analogici e digitali, elettronica e partiture orchestrali che vanno a creare uno stile unico e difficile da imitare. Uno di quegli album che andrebbe premiato in toto, tra i tanti brani meritevoli scegliamo il primo singolo “Joga” anche per l’impatto avuto dal video di Michel Gondry.


BONUS TRACK #1: The Sugarcubes – Birthday
1988, da “Life’s Too Good”

Torniamo al passato, a quegli Sugarcubes che hanno proprio con questo brano definitivamente lanciato la stella di Björk a livello internazionale. “Birthday” ha avuto successo prima in America poi in Inghilterra generando un interesse fino a quel momento mai visto per la scena musicale del nord.

BONUS TRACK # 2 – KUKL”“ Anna
1984, da “The Eye”

Anni ottanta per Björk significava anche KUKL il collettivo musicale dalle cui ceneri sarebbero poi nati gli Sugarcubes, legato a doppio filo con la Crass Records e su posizioni politicamente e musicalmente anarchiche. Brani come “Anna” anticipano alcune delle composizioni più radicali della sua carriera solista e sono oggi vere rarità .


BONUS TRACK #3: Alta Mira
1977, da “Björk”

Chiudiamo tornando lì dove tutto è iniziato: in Islanda quando Björk Guà°mundsdóttir aveva appena dodici anni e pubblicava il suo album d’esordio dopo aver (in) cantato la radio nazionale con la sua versione di “I Love To Love”. Quel che si dice un talento precocissimo, già  dotata di quel magnetismo musicale che ne avrebbe fatto una delle performer più apprezzate.