Tutti ce l’hanno in mente come il buon vecchio e simpatico Steve di Stranger Things, ma pochi, forse sanno che oltre alla carriera televisiva (o streaming, tbd) c’è un artista che ha capito cosa fare del suo tempo libero. E lo fa particolarmente bene.

Joe Keery, in arte Djo, ha appena pubblicato un album dal titolo “Decide” che contiene 13 tracce marchiate dal suo inconfondibile stile elettronico, new wave, indie ma soprattutto influenzato da grandi artisti come Pink Floyd, Tame Impala, New Order, Pond e via discorrendo.

Non è cambiato molto dal lavoro d’esordio, “Twenty Twenty”, rilasciato nell’oramai lontano 2019 poco prima di una pandemia micidiale. Se all’inizio il tutto è passato in sordina, anche adesso, purtroppo, la notizia di questo nuovo disco non ha segnato l’industria musicale ma solo i fan più accaniti. A cambiare, o meglio ad essere influenzato maggiormente, è ancora il sound che viene impregnato di correnti esterne diverse o simili tra di loro con un pizzico di maturità  in più a scaturire dall’artista stesso.

Ogni traccia è sicuramente più cupa, carica di synth e tastiere elettroniche, chitarre elettriche distorte e vocalizzi computerizzati: sembra quasi di sentire un Kevin Parker al microfono certe volte e non la star di Netflix. In “I Want Your Video”, per esempio, il tributo alla band australiana è palese; il primo singolo “Change”, invece, ci fa risentire le stesse atmosfere degli ultimi Pond.

Djo sicuramente è un ragazzo dei nostri tempi e, come tale, sa benissimo come poter promuovere un disco seguendo le mode dei tempi: in particolare per questo, la strategia è stata di cancellare totalmente ogni post della vecchia era per pubblicare nuovi contenuti seguendo un filone anni ’90 in stile televendita Wanna Marchi.

L’album è quindi un grande omaggio al passato più alternativo, al contemporaneo più psichedelico e ad un futuro consolidato. Il vero traguardo, però, è il percorso musicale di Keery che, con questo ultimo disco, lo allontana sempre di più dall’immaginario prettamente televisivo per farlo entrare, maggiormente, negli ambienti strumentali.

Credit Foto: Dana Trippe