Nuova musica per Georgia Costanzo, Francesco Fanciullacci e Federica Camiciola (ex La Camera Migliore e Mitici Gorgi) che prendono in prestito il nome di un pittore fiorentino poco conosciuto ma decisamente stravagante per un’avventura in trio che mette insieme lo ““ fi e atmosfere elettro acustiche in un mix accorato e gentile dove i sintetizzatori convivono piuttosto bene con batteria elettronica e un timbro gentile che non a caso guarda agli Sparklehorse come punto di riferimento.

Sogni e la capacità  di restare stupefatti, atmosfere pacate e ipnotiche che fin dalle prime note di “Come neve” rivelano la bontà  di un progetto che non rinuncia a testi ironici e un po’ dadaisti (“Teo R.” ispirato al pittore di cui sopra) e a melodie accattivanti, a volte intonate a tre voci altre con una preferenza per quella femminile di Georgia Costanzo che dona all’album una certa varietà  di ritmo e prospettiva. Il rock di “Hai mai visto i fantasmi?” cita Elliott Smith, il crescendo strumentale di “Capovolto” rivela l’altro lato dei Teo Russo, quello più sperimentale.

Anime che s’incontrano in “Calle”, singolo che riprende il discorso già  iniziato in “Come neve” ed è tutto ipnotica intensità , così diversa dal tono rarefatto di “Un albero” ad esempio ma sempre e comunque capace di risultare intrigante. C’è spazio anche per il brio di “Novembre” e i ricordi d’infanzia di “Come stai?” nell’economia di un disco che fa tesoro delle precedenti esperienze dei tre musicisti di Prato ma non ha paura di distaccarsene anche nettamente, rivelando presto una personalità  ben precisa che fa di “Teo Russo” una piacevole sorpresa d’inizio autunno.

Credit foto: Sergio Foti