Stasera ci troviamo all’O2 Institute di Birmingham, non lontani dal centro dalla città  principale delle Midlands: nella sala 2 oggi ci sono gli Alvvays per la loro terza data del tour inglese già  completamente sold-out da settimane.

Ad aprire il concerto della band canadese, invece, troviamo Lande Hekt, cantante dei Muncie Girls, che all’inizio dello scorso anno ha pubblicato il suo primo LP solista, “Going To Hell”, seguito subito da “House Without A View”, uscito meno di un paio di settimane fa via Get Better Records: per la musicista di stanza a Bristol questo tour in apertura al gruppo originario di Charlottetown diventa quindi un’ottima occasione per presentare questa sua nuova fatica.

Quando entriamo nel locale inglese, pochi attimi dopo le otto, Lande ha appena iniziato a suonare e la sala è già  colma di persone, segno di un notevole interesse anche verso l’opening act: è proprio “House With A View”, title-track del suo lavoro più recente, ad aprire i giochi di questa sera con quel suo approccio rilassato, riflessivo e piacevole che vede la frontwoman dei Muncie Girls da sola sul palco accompagnata dalla sua chitarra.

Per “December”, invece, entrano anche un batterista e un bassista ad allargare la sua formazione, aggiungendo toni poppy al suo sound, mentre la nuovissima “Gay Space Cadets” (“una canzone che parla di sognare a occhi aperti”) ha un piglio più deciso, tonalità  punk-pop e, come sempre, una splendida melodia.

Il set si chiude poi con la bellissima “80 Days Of Rain”, un brano eccitante che rimane sempre su territori indie-punk e un piccolo inno pronto per esplodere e raggiungere senza dubbio palchi molto più larghi di quello di stasera.

Solo mezz’ora a disposizione di Lande, ma la musicista inglese ha comunque saputo sfruttare bene questa opportunità , mostrando ai fan di Birmingham tutta la sensibilità  che contiene la sua musica dai piacevolissimi toni indie-pop, piena di melodie e di esaltanti chitarre.

Sono quasi le nove e un quarto quando arriva il momento tanto atteso da tutti i presenti, ovvero l’arrivo on stage degli Alvvays: i canadesi portano qualche anticipazione, attraverso un breve tour in UK, del loro terzo LP, “Blue Rev”, in uscita tra un paio di giorni via Transgressive Records (ma purtroppo ancora non disponibile al tavolo del merch).

I fan britannici sembrano essere molto contenti di poter assaggiare in anteprima la nuova musica del gruppo di stanza a Toronto e, come detto, la risposta è stata veramente notevole con tutti i biglietti delle loro date terminati poco dopo essere stati messi in vendita.

Ovviamente a iniziare il loro live-show non poteva che esserci il primo singolo estratto da “Blue Rev”, ovvero “Pharmacist”: con qualche synth in più rispetto al passato, il brano però ha chitarre come vere protagoniste, che creano atmosfere pulite e hanno spazio per muoversi libere.

Il loro indie-pop si fa più rumoroso con il vecchio singolo “In Undertow”, estratto dal loro sophomore “Antisocialities” (2017), mentre il drumming di Sheridan Riley si fa sempre più convinto: al centro di tutto ovviamente, come per tutti i settanta minuti del concerto, la voce della frontwoman Molly Rankin che dipinge melodie dal sapore unico e incredibilmente delizioso.

“Very Online Guy”, altro brano nuovo, invece, è costruito attraverso il suono dei synth e sembra trasportarci in quelle particolari atmosfere pop degli anni ’80, mentre la bionda cantante abbandona la sua sei corde per concentrarsi solamente sui vocals: il risultato è comunque piacevole e interessante.

La vecchia “Adult Diversion” è un altro piccolo trionfo con quelle sue melodie preziose e un ritornello che è un invito a nozze per ballare con quel suo ritmo prorompente grazie ancora al drumming incisivo da parte di Sheridan.

Dopo qualche synth iniziale che le dona un aspetto dreamy, “Tom Verlaine” è conquistata ancora una volta dalle sei corde di Alec O’Hanley e della Rankin e ci ricorda nel piglio la loro “Archie, Marry Me”, ma qui i vocals della frontwoman esprimono un’incredibile e graditissima dolcezza.

Passano davvero pochi minuti prima che arrivi il momento dell’appena citata “Archie, Marry Me” e ogni persona presente nella sala, indipendentemente dalla sua età , balla e canta insieme a Molly e compagni: è un momento di rara perfezione pop che diventa quasi difficile da descrivere, basta lasciarsi prendere dal suono delle chitarre così cristalline e lasciarsi andare per godere di questi minuti così magnifici.

La successiva “Pomeranian Spinster”, invece, schiaccia pesantemente l’acceleratore verso territori indie-punk, divertentendo e regalando una notevole dose di inaspettata adrenalina, senza comunque perdere nulla dal punto di vista melodico.

Le tastiere di Kerri MacLellan sono le protagoniste in “Dreams Tonite”, un passaggio molto delicato verso mondi dream-pop, che non solo ci colpiscono per la loro bellezza ogni volta che li ascoltiamo, ma hanno una delicatezza davvero rara da replicare, oltre a delle lente e leggere melodie estremamente pulite.

Dopo la fine del mainset i fan inglesi invitano a gran voce la band canadese a rientrare tanto che la risposta degli Alvvays è estremamente positiva e li convince ad allungare il loro encore a ben due canzoni, invece che a una sola come accaduto nelle date dei giorni scorsi: i brani in questione sono entrambi estratti dal loro omonimo debutto full-length del 2015, “Ones Who Love You”, un jangle-pop dai toni dolcissimi, e l’immancabile “Next Of Kin”, energica e altrettanto morbida nei vocals da commuovere la folla.

Difficile rimanere delusi dagli Alvvays che anche questa sera ci hanno deliziato con le loro incredibili melodie, mentre ci hanno fatto assaggiare anche i deliziosi sapori del loro nuovo LP: un trionfo su tutta la linea. Sarà  sicuramente un caso, ma poco dopo essere usciti dall’O2 Institute, nel cielo si alzano rumorosi fuochi d’artificio a illuminare questa fredda notte delle Midlands con i loro colori.

Photo Credit: Paul Hudson, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons