Lascia attoniti e sgomenti la notizia della morte di Mimi Parker, motore dei Low e musicista dotata di grintosa eleganza. Difficile trovare le parole giuste per ricordarla, meglio allora lasciar parlare la musica. Dieci brani, largo spazio a quelli meno noti, per provare a ripercorrere una carriera tra slowcore, folk, rock, sperimentazione segnata da pochi compromessi e molto rispetto per l’arte delle sette note.

10. More
2021, da “Hey What”

I Low più destrutturati, particolari, che usano lo studio di registrazione come uno strumento sonoro per creare mondi diversi dal passato. La sferzata rock di “More” resta a futura memoria del passaggio a un elettro rock tagliente, ritmato e a suo modo modernissimo.


9. Witches
2011, da “C’mon”

I Low negli ultimi anni hanno collaborato spesso con produttori sorprendenti: BJ Burton in “Double Negative” e “Hey What”, Matt Beckley (ben più noto per aver messo mani e testa in album di Avril Lavigne e Katy Perry) in “C’mon” registrato a Duluth, città  natale della coppia Parker ““ Sparhawk. “Witches” riporta all’infanzia, alle paure e agli incubi dell’Alan bambino che il padre consigliava di combattere con una mazza da baseball “…


8. Belarus
2007, da “Drums And Guns”

La guerra in Iraq faceva da sfondo a “Drums And Guns” che vedeva i Low cimentarsi con suoni raffinati, sperimentare con l’elettronica. Non certo uno dei loro album più immediati ma curioso come una volta ascoltato diventi difficile staccarsene. “Belarus” in particolare ha ultimamente acquistato vita propria, visti i nuovi venti bellici che soffiano imperterriti.


7. Amethyst
2013, da “The Invisible Way”

Jeff Tweedy produce i Low in “The Invisible Way”, connubio che generava ovvia curiosità  e il risultato è forse l’album più folk dei nostri, spoglio e caldissimo. Spiccano più che altrove le voci o meglio lo splendido trovarsi di Alan e Mimi soprattutto in brani come “Amethyst”.


6. Lust
1996, da “The Curtain Hits the Cast”

Uno di quei brani che d’ora in poi saranno forse più difficili da ascoltare. La voce di Mimi Parker in tutta la sua lucente, calda bellezza in un gioiellino tratto dal terzo album “The Curtain Hits the Cast” prodotto da Steve Fisk, un sodalizio che ha segnato in modo indelebile l’inizio di carriera dei Low contribuendo a dar vita al loro sound.


5. Weight of Water
1999, da “Secret Name”

Finisce il millennio e i Low trovano in Steve Albini un alleato prezioso soprattutto in “Secret Name”. Album definitivo, incredibile nella sua sobria essenzialità . “Weight of Water” è l’esempio perfetto, sensuale e vibrante non cerca il colpo ad effetto ma colpisce l’anima questo di sicuro.


4. Violence
1995, da “Long Division”

Sempre in bilico tra rumore e melodia, la musica dei Low sapeva e sa essere incredibilmente intensa come dimostra “Violence” tratta dal secondo album “The Long Division” tutta giocata su pochi accordi di chitarra e sull’accordo naturale, cristallino delle voci di Mimi e Alan.


3. Monkey
2005, da “The Great Destroyer”

I Low più rock, graffianti, magnetici e minimali in uno dei singoli di “The Great Destroyer”, uscito ben diciassette anni fa. La voce di Alan Sparhawk, la batteria tribale di Mimi Parker, Zak Sally al basso, Dave Fridmann alla produzione per l’esordio su Sub Pop che come abbiamo già  ricordato ha segnato l’inizio della loro seconda carriera.


2. Medicine Magazines
2001, da “Things We Lost In The Fire”

Ci sono brani che d’ora in poi avranno un significato diverso, come questa delicatissima “Medicine Magazines” tratta da uno degli album supervisionati da Steve Albini. “They’ll never cure this thing / With medicine and magazines “… How can it be that fun / When everyone around you died so young.”


1. Lullaby
1994, da “I Could Live In Hope”

Se ci fosse un modo perfetto per salutare Mimi Parker ecco è forse questa ninna nanna che brucia lenta, dolorosa ed essenziale con l’ampia coda strumentale e il testo scarno, che tutto dice con pochissime parole, quelle giuste. “Was not supposed to make you cry I sang the words I meant“.


Bonus Track #1 – Landslide
2015, da “Ones And Sixes”

Difficile che tutte le anime dei Low possano venir racchiuse in un unico brano ma se fosse possibile beh sicuramente “Landslide” ci andrebbe molto vicino. Nove minuti e cinquanta che uniscono grinta e ruvida melodia, un crescendo deciso e spettrale con un finale distorto eppure dolcissimo e delicato.


Bonus Track # 2- (That’s How You Sing) Amazing Grace
2002, da “Trust”

Chiudiamo con la traccia che apriva “Trust” ma in versione live o meglio tratta da una storica Peel Session del 2003. Tutto perfetto: la grana delle voci, quella delle chitarre, il tempo rallenta e il ritmo in bilico tra rock e folk stimola i ricordi.

Credit Foto: Nathan Keay