Röyksopp parte terza, la conclusione di un progetto multimediale che ha tenuto impegnati Svein Berge e Torbjørn Brundtland per quasi tutto il 2022. Dieci tracce e altrettanti video che vanno ad unirsi alle venti già  pubblicate, completando un universo sonoro e visivo di proporzioni notevoli. I profondi misteri indagati dal duo norvegese in questo concept sembrano sempre più far riferimento allo stupore e alla capacità  di emozionarsi tipica dell’infanzia, un viaggio fatto di contrasti stridenti e irrisolti. “Siamo umani, sogniamo” hanno dichiarato Berge e Brundtland introducendo questo capitolo finale che li vede tornare a collaborare con numerosi musicisti già  apparsi in “Profound Mysteries” e “Profound Mysteries II”.

Inizio solo apparentemente in sordina ma accattivante con i ritmi bassi, ipnotici di “So Ambiguous” che si aprono in un crescendo dalla struttura orchestrale, una ragnatela di tastiere e sintetizzatori con la parte vocale minimale affidata a Jamie Irrepressible. I quattro minuti in bilico tra dance e pop di “Me&Youphoria” movimentano la situazione, Susanne Sundför mantiene alta l’adrenalina con l’elettro pop glaciale e teutonico messo in mostra in “Stay Awhile”. La divina Alison Goldfrapp presta la sua suadente voce a “The Night” un pastiche elettronico sognante, zero cambi di ritmo e piglio à  la Underworld mentre Pixx è protagonista in una delicatissima “Lights Out” tutta giocata su riverberi e armonie.

“Speed King” è un mix tra techno e ambient, bpm rallentati e sinuosi che esplodono dopo il quarto dei nove minuti e mezzo in un finale colorato e cattivo molto diverso da “The Next Day” dove ancora Jamie Irrepressible porta alla luce il lato più vulnerabile e riflessivo dei Röyksopp in un’altra traccia dai toni ipnotici con un arrangiamento più sobrio e rarefatto. Il dinamismo di Astrid S ha buon gioco su una base minimale in “Just Wanted To Know” mentre “Feel It” affidata a Maurissa Rose regala momenti di morbida e ritmata italo disco à  la Moroder. Spetta nuovamente a Pixx chiudere i giochi ed è un au revoire movimentato e distorto, robotico e martellante che non lascia dormire sonni tranquilli e riprende in parte la struttura di “So Ambiguous” in un crescendo teso e cupo con un finale decisamente melodico.

Un finale aperto quello scelto da Svein Berge e Torbjørn Brundtland, maestri del dancefloor che nelle loro mani acquista sfumature ben più complesse del puro divertimento. Affascinati dal dolce e lo straziante, dal meraviglioso e lo sbagliato chiudono questo triplo album mantenendo alta la qualità  e il tasso emozionale. Non era scontato vista la mole di musica proposta. “Profound Mysteries”, “Profound Mysteries II” e “Profound Mysteries III” sono facce della stessa medaglia in un gioco di classe.

Credit Foto: Angelina Bergenwall