A distanza di un anno dal suo bellissimo concerto all’Arti Vive Festival di Soliera (MO), Kevin Morby ritornerà  in Italia martedì 24 luglio per un’unica imperdibile data nel Giardino Della Triennale di Milano all’interno del TriP Music Festival (opening act: Sacramento). In attesa di un nuovo album, che dovrebbe uscire il prossimo anno, il musicista statunitense presenterà  brani estratti dall’eccellente “City Music”, uscito nel 2017, oltre che pezzi della sua discografia passata e magari proverà  a testare anche qualche canzone inedita. Noi di Indieforbunnies.com abbiamo approfittato di questa occasione per contattarlo via e-mail per parlare, oltre che del suo concerto italiano, delle sue esperienze passate, delle sue influenze, della Dead Oceans e anche del compianto Richard Swift. Ecco cosa ci ha detto:

Ciao Kevin, come stai? Benvenuto sulle pagine di Indieforbunnies.com. Anche se sei ancora molto giovane, hai già  molta esperienza. Le tue precedenti band, Woods e Babies, quanto hanno influenzato la tua musica? Che cosa hai imparato dalle tue esperienze passate?

Ho imparato come andare in tour e come mantenere uno stile di vita sostenibile sia dai Woods che dai Babies. Inoltre mi hanno insegnato a superare la paura di salire sul palco e a essere un musicista serio. Non sono mai stato al college e considero questi momenti della fine della teenage e degli inizi dei venti anni come la mia educazione.

Il tuo primo disco solista, “Harlem River”, voleva rendere omaggio a NYC, dopo che ti eri trasferito in California: quanto è stato forte su di te l’impatto di New York e della sua scena musicale nel corso degli anni?

Sicuramente moltissimo. Vengo da una piccola città  nel centro degli Stati Uniti chiamata Kansas City, che ha una scena musicale molto piccola. Una volta che mi sono trasferito a New York e ho incontrato persone che suonano in band che vanno in tour per il mondo, le possibilità  mi sono sembrate infinite.

Come ti trovi a lavorare con la Dead Oceans, un’etichetta che ha nel suo roster musicisti incredibili come The Tallest Man On Earth, Ryley Walker, Slowdive, Destroyer, Califone, solo per citarne alcuni? Come sei entrato in contatto con loro?

Mi hanno contattato loro dopo aver ascoltato i miei due primi album, che avevo realizzato per altre etichette. Dopo aver discusso a lungo, ho scelto loro e sono molto contento di lavorare con loro. Mi piacciono molto.

In luglio tornerai in Italia per un concerto al TriP Music Festival di Milano, dopo il fantastico concerto all’Arti Vive di Soliera, vicino a Modena, dello scorso anno: sei contento di tornare a suonare nel nostro paese? Che cosa ti aspetti da questo concerto in Italia?

L’Italia mi piace veramente molto e siamo tutti molto contenti di poter tornare a suonare da voi. Amiamo molto la vostra cultura e soprattutto il vostro cibo. Non vediamo l’ora.

Per il tuo album più recente, “City Music”, hai lavorato insieme a Richard Swift degli Shins e degli Arcs, che ha già  collaborato con fantastici artisti come David Bazan, Laetitia Saedier, Damien Jurado, Foxygen, Guster, solo per citarne alcuni: che impatto ha avuto sul sound del tuo album?

Mi piace descrivere ciò che Richard riesce a fare come qualcuno che riesce a trasformare qualcosa di bidimensionale in qualcosa di tridimensionale. Prende in mano qualcosa di piatto e noioso e lo porta in vita. E’ stato l’elemento chiave per rendere il mio album “pop”.

Ti posso chiedere del titolo del tuo ultimo album, “City Music”? C’è una città  in particolare dietro a questo titolo, o magari anche più di una? Congratulazioni perchè secondo me è un ottimo disco.

Grazie mille. E’ vagamente basato su una fittizia New York City, ma spero che le persone lo possano collegare a qualsiasi altra città .

Ho letto che hai registrato questo tuo quarto LP nel 2015 insieme alla tua live-band: quali sono stati i maggiori cambiamenti rispetto ai tuoi lavori precedenti? Quali sono state le principali influenze su questo album? Quali elementi hai aggiunto al tuo sound?

Volevo che questo disco fosse essenziale e veloce. Non ci ho pensato troppo e volevo cercare di catturare il sentimento d’amore per la mia band in quel momento.

Di che cosa parlano i testi delle tue canzoni sul nuovo disco? Da dove hai preso l’ispirazione? Sono personali?

Le ho scritte con la prospettiva di un recluso che vive a Manhattan.

Nel corso degli anni il tuo songwriting è stato influenzato in qualche maniera dall’andare in tour, dal viaggiare e dall’incontrare nuove persone quasi ogni sera?

Sono sicuro di essere stato influenzato da ciò, ma chissà  in quale maniera. E’ la mia vita ormai, quindi è qualcosa di normale.

Stai già  scrivendo qualcosa di nuovo? Ci sarà  la possibilità  di ascoltare qualche canzone nuova, durante il tuo concerto italiano? Ci dobbiamo aspettare nuova musica da te quest’anno?

Ho appena finito un nuovo disco, che verrà  pubblicato il prossimo anno.

Recentemente hai lavorato con Matt And Kim per la loro canzone “Where Do We Go From Here” dal loro nuovo album “Almost Everyday”: come è nata questa collaborazione?

Ho conosciuto Matt And Kim, mentre vivevo a Brooklyn qualche anno fa. Sono persone fantastiche. Mi hanno chiesto di cantare in questa canzone e ci siamo divertiti molto.

Che cosa ne pensi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e delle sue idee politiche?

Credo che lui sia Joker e che io viva a Gotham City.

Hai qualche musicista o band interessante da suggerire ai nostri lettori?

Mi piace molto il nuovo album dei Bonny Doon, uscito per la Woodsist Records.