Potresti essere seduto sul bagnasciuga di una spiaggia vuota in una giornata in cui non fa troppo caldo, a rovesciare e contorcere le tue malinconie e le tue paure. Proprio li dove l’acqua incontra la terra e il suo moto perpetuo culla la tua mente.

Questa è la prima immagine che mi viene in mente ascoltando questi Roommate, progetto di Kent Lambert, uno di quegli esempi di cantautore che sa maneggiare l’elettronica rendendola calda, confortevole, intima e confidenziale. Quello che colpisce, in questo disco è che i loop e i beat, piuttosto delicati, si accompagnano, oltre alle solite tastiere e a qualche chitarra di tanto in tanto, a dei testi profondamente ispirati e allo stesso tempo rassegnati. Le immagini che vengono fuori sono piuttosto forti, profondamente influenzate dalla situazione odierna dell’America di Bush: “The war will start on Monday we will go to work we will read the headlines we will go get coffee” è la strofa iniziale di “Tuesday” e quindi dell’intero disco, che ci avverte subito che ci sarà  poco spazio per la speranza e molto abbandono ad una sottile rassegnazione alle cose che ci accadono intorno.

Il tema della guerra torna spesso, come nella cantilena breve e ossessiva di “War talk”, in cui muri sonori abbastanza inquietanti fanno da sottofondo ad un paio di strofe ripetute con tono da celebrazione funebre. L’intera scaletta non lascia mai spazio alla luce e ad un ipotetico trionfo di un bene su un male profondo, e nei testi emerge il talento di Lambert nel saper giocare con immagini in chiaroscuro, crepuscolari, mai banali e allo stesso tempo molto semplici e lineari. Per certi versi ricorda il lirismo di uno come Robert Smith, mentre l’impostazione sonora è vicino ai territori esplorati da Patrik Wolf e dall’elettronica distensiva di Nathan Fake.

Non è certo un giro sulle giostre o una simpatica gita fuori porta della domenica mattina questo disco, ma è un’esperienza dura e intensa, in cui davvero pare di starsene seduti da qualche parte con l’acqua che ti bagna le caviglie a guardare la luce di un pallido sole di fronte a noi. Che sembra così vicina da poter essere afferrata, ma questa volta sei talmente rassegnato che le la lasci inabissarsi lentamente, finendo per restare avvolto da una nuda oscurità .