“Qui è Jack Burton del Pork Chop Express che parla a chiunque sia in ascolto. Come dicevo sempre alla mia ultima moglie, io mi rifiuto di guidare più veloce di quanto possa vedere. E a parte questo…è solo questione di riflessi”.

I Tokyo Dragons, di nome e di fatto, sembrano direttamente usciti fuori da “Grosso Guaio a Chinatown”. Anche in foto vedete bene che sembrerebbero tutti tipici compagni di bevute di Kurt Russel/Jack Burton e fanno esattamente il genere di rockettone fracassone molto 80ies che un camionista americano dovrebbe spararsi a manetta mentre pista di gas il suo cromatissimo truck Peterbuilt, rigorosamente made in U.S.A. è chiaro. Sapete su una di quelle statali infinite piantate nel mezzo di un nulla di cactus, sassi e variopinti motel sulla strada illuminati con luci al neon.

Diciamo che l’ambiente ideale, che il fatto che i nostri siano inglesi è puramente un incidente di dislocazione geografica, sarebbe proprio in uno di questi leggendari bar sulle statali pieni di caminiosti dalla barba sfatta e i stivali impolverati, relative ragazzine di provincia con jeans cuciti sopra le chiappe che giocano a bliliardo in quella perenne nebbiolina fumosa che da noi al massimo fà  molto novembre a Somma Lombarda alle 6 di mattina.

Fidatevi di Hollywood certe volte, è tutta roba che esiste, ve lo dice il vecchio Just che di tempo davanti alla tv ne ha passato decisamente poco. Cazzo sto cominciando anche a parlare come Jack Burton…sto disco fà  male… Cmq titolo e copertina dicono grossomodo tutto quello che c’è da sapere sul cd in questione: “Come On Baby” non vi tedierà  con filosofeggiamenti del chi siamo dove stiamo andando, amori incompatibili, schegge di passato che vagano ancora sotto la pelle. Diciamo che il concept dietro questa musica è chiaramente sintetizzato da dal cantante Steve Lomax (vedete che ha pure il nome da personaggio di Grosso Guaio a Chinatown ?) con l’incipit di “Get’em Off” che grossomodo è qualcosa del genere: “This song is called Get’em Off..so if you wanna get ‘em off, you better fuckin’ get’em off now”. Bene. Insomma s’è capita la filosofia. Poche ciance i Tokyo Dragons vanno bevuti come una birra e non pasteggiati come un vino. Quindi riff a testa bassa, bicorde come se piovesse, stoppatoni sulle strofe, overdrive incollato a fondo scala e tutto l’armamentario che ha tenuto a galla l’hard rock per più di 30 anni. E che quindi sì, niente di nuovo, ma un motivo ci sarà  se certi tricks di Jimmy Page e Tony Iommi ancora funzionano.

Certo se dovessi spararmi un po di sano hard rock fuori dal tempo questi giorni mi butterei sull’ultima fatica dei sempre solidi Pretty Maids, ma fondamentalmente la ragione d’essere di questo E.P. dei Tokyo Dragons, che non casualmente è per la metà  composto da brani live, è convincervi (definitivamente) che questi ragazzi fanno un bel casino dal vivo e che una salutare concerto con birrone e rutto libero potrebbe essere una delle vostre necessità  primarie.
Come dire di no. Giusto il tempo di riesumare il chiodo e vado a farmi una birra.