Anni ’70: punk.
Anni ’80: trash metal.
Anni ’90: nu metal.
Anni ’00 (si dice così?): indietronica e post-pfolk.
Cosa si cela dietro queste semplicistiche etichette? I principali scenari di riferimento per il cosiddetto “alternative-addicted” dell’ultimo trentennio.
Nello specifico, temporalmente più vicino, individuiamo chiaramente i filoni electro-rock, electro-clash et similia occupano una larga fetta del mercato low profile ed è proprio in questi contesti che si colloca lo stralunato ottetto dei !!!.
Di certo attuali dopo questa premessa, ma a loro volta anche molto in anticipo sulle mode, in quanto portatori sani del loro personale percorso dal non sospetto 2000 con l’esordio che già faceva premonire le sapienze stilistiche della band.
Il parto del precedente “Louden Up Now” segnò nel 2004 la svolta a livello di successo e elogi della critica, ma un episodio è intervenuto a minare la stabilità del collettivo che fortunatamente non ha fatto altro che cementarne l’unione: l’episodio di riferimento è morte di un membro del gruppo, non in un classico contesto di depravazione di costumi ma in un insolito incidente in bicicletta.
Partiti. Il treno di “Myth Takes” corre veloce, sempre più indiavolato e posseduto, facendo saltare anche i più fervidi oppositori al diktat del dancefloor.
La decina di canzoni trasudano BPM decisi, e il climax è raggiunto a metà dell’opera, col super singolone alla quinta posizione della playlist “heart of hearts” contaminato da un’inquietante e allusiva presenza vocale femminile che ne suggella l’efficacia. Questo come detto è l’apice del lavoro, ma per tutti i restanti quarantacinque minuti la lezione dei Gang Of Four costituisce la gradevole nuvola di ispirazione, garantendo così un’elevata ruvidezza electro-funk. La dance messa in piedi non è allegra e scanzonata, ma alla stregua di certe composizioni dalle atmosfere sorprendentemente buie e accelerate, traendo ispirazione anche dagli attuali padri del genere, i “fratellini chimici”.
In “a new name” c’è un qualcosa vocale dei The Music che contribuisce ad solcare la varietà dell’album, anzi c’è da dire che nonostante la scena madre riservata ai suoni bassi, la voce è in ogni caso parte integrante e caratterizzante delle varie tracce, tagliate alla perfezione da Nic Offer.
Il treno continua la corsa accelerando, irraggiungibile e nell’oscurità , l’unica cosa da fare è salire e non perdersi il viaggio offerto da “yadnus”, “break in case of anything”, “must be the moon” fino allo spiazzante finale di “infinifold”, un episodio totalmente estraneo al resto dell’album utile per decomprimere prima di raggiungere la stazione di arrivo.
Per fortuna è comunque sufficiente un altro PLAY e ricomincia l’esplorazione delle esuberanti “Myth takes”. Ovviamente esclamativo!
Credit Foto: Kelsey Bennet