La realtà  trasfigurata in emozioni rarefatte, dilatate, pulsanti di battiti elettronici e vortici shoegaze.
Concepire la musica come un’esperienza emotiva, come un viaggio attraverso le decadenti inquietudini mitteleuropee alla ricerca della totale espressione dei propri sentimenti, siano essi scuri e impenetrabili oppure densi di fragili speranze.
Tutto questo è Port-Royal, da Genova, ITALIA.

Dopo aver debuttato nel 2002 con l’ep “Kraken”, il progetto di Attilio Buzzone ed Ettore Di Roberto prende compiutamente forma in ” Flares ” (Resonant, 2005), meraviglioso esordio su lunga distanza che irradiava trame cerebralmente post-rock (le produzioni Kranky primi anni novanta, specie Labradford e Bowery Electric, ma anche Stars Of The Lid) sommerse da glaciali landscape elettronici (Autechre e la Warp) e da fitte coltri shoegaze (Ulrich Schnauss e Slowdive).
Nel maggio dello stesso anno ““ 2005 ““ i Royals iniziano a scrivere ed a registrare i pezzi del nuovo album, impegno che tra qualche fortunata apparizione live in giro per l’Europa li impegna fino all’ottobre del 2006. A novembre il disco è pronto ed il mastering viene affidato a sua maestà  Murcof, originariamente contattato per remixare un brano da “Flares”.

Preceduto dall’ep “Honved”, “Afraid To Dance” è il vertice artistico dei Port-Royal ed insieme uno dei migliori dischi elettronici degli ultimi anni. Laddove il suo predecessore lasciava intravedere delle capacità  decisamente sopra la media (non italiana, internazionale), l’ultimo lavoro accentua gli elementi personali di un suono che oggi non può dirsi ‘simile’ che a sè stesso.
Gli usuali riferimenti – specie a Sigur Ros – lasciano quindi il tempo che trovano in “Afraid To Dance”, perchè l’ organicità  pulsante di pezzi come “Bahnhof Zoo”, modulata da epici squarci di luce a contemplare l’orizzonte, quasi come dei Popol Vuh elettronici, è merce pressochè unica nell’attuale scena internazionale.
L’ultima forma della costellazione Port-Royal si nutre piuttosto di umbratili pathos sinfonici (l’intro di “German Bigflies”, “Internet Love) nei quali vibrano eteree ritmiche warpiane (l’oceano di glitch increspati “Pauline Bokour”; la splendida “Anya: Sehnsucht”, il monolite “Deca-Dance”) o di liquido post-rock ambientale (“Roliga Timmen” e “Leit Motiv / Glasnost”, con la sua coda shoegaze).
Sessanta minuti di serena malinconia, speranze, introspezione, umanità , come un bildungsroman in forma di musica, come un epico cammino nelle coscienze collettive.
“Afraid To Dance” è un capolavoro.

Afraid To Dance
[ Resonant – 2009 ]
Similar Artist: Ulrich Schnauss, M83, Sigur Ros, Labradford, Bowery Electric, Autechre
Rating:
1. Bahnhof Zoo
2. Pauline Bokour
3. Anya: Sehnsucht
4. German Bigflies
5. Deca-Dance
6. Roliga Timmen (Longing Machines)
7. Internet Love
8. Leitmotiv/Glasnost
9. Putin Vs. Valery
10. Attorney Very Bad (aka The Worst)