Gowns
Red State

Fine maggio. Primavera in odore di estate. Cosa ci fa continuamente nel mio lettore un disco scuro ed orrorifico come “Red State” dei Gowns? Sarà  che ormai ascolto musica solo di notte, sarà  che sono lontano da casa, sarà  che anche oggi ha piovuto…che lagna!
Non sarà  soltanto che è un disco bellissimo ed è esattamente quello che mi va di ascoltare ora?
Nello specifico: sinistre litanie folk dalla struttura free affidate a voci (maschile-femminile) sofferte, sussurrate, soffiate, magnificamente trattate e sovrapposte. Tappeti di ambient elettroacustica sapientemente sporcati d’elettronica digitale. Bordoni e droni. Sfarfugliamenti e disfogliamenti percussivi. Accordi di piano profondi ed isolati, come fossero gli ultimi prima della fine di tutto. Scene confuse, indefinite, infinitamente intime, calde e consolatorie. Ricchezza di particolari ed immobilità .
I Gowns sono due ex membri dei Mae Shi insieme alla cantante-chitarrista degli Amps for Christ.
Sono stati tra i principali collaboratori di Carla Bozulich per il suo ultimo lavoro “Evangelista”, non stupisce perciò l’esistenza di più di qualche similarità  tra i due dischi. E’ materiale “ostico” ed allo stesso tempo inspiegabilmente affascinante che induce una sensazione di alienante eccitazione misto terrore, per quel che mi riguarda simile a quella che provai ascoltando per la prima volta la voce di Kim Gordon dei Sonic Youth o successivamente i Gastr del Sol, gli Xiu Xiu e gli ultimi Liars. E’ un disco magico che lega a sè con la forza attrattiva che avevano i film dell’orrore da bambini, quando ci si copriva gli occhi con entrambe le mani ma poi si sbirciava tra le dita perchè comunque si voleva vedere.