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Dopo quattordici anni di onorata carriera, l’ensemble britannico a nome Pram licenzia The Moving Frontier, nono episodio di una discografia costantemente caratterizzata da una raffinata ricerca di equilibrio tra suggestioni di scuola Canterbury, jazzismi dilatati, armonie elettronico-ambientali e schegge Kraut-Pop. The Moving Frontier passeggia tra gli stessi paesaggi svelati dal precedente Dark Island ( Domino, 2003 ), luoghi dove i confini perdono la loro ragion d’essere in nome di uno fluido plurilinguismo musicale in grado di declinare le succitate influenze in modo assai disinvolto e convincente.Le frontiere terrene si sbriciolano divenendo impalpabili, ed è all’orizzonte infinito che oggi guardano i Pram.
Non stupisce allora la misteriosa tessitura morriconiana di “The Empty Quarter”, il piglio sperimentale di fattura Broadcast che fa capolino in “Salt & Sande” e “The City Surveyor”, l’incedere piccante dei fiati in Iske, la grazia melodica di Miss Stereolab Laetitia Sadier ““ buona amica della voce dei Pram Rosie Cuxton, che a doti canore non le è da meno ““ e di un certo suono Too Pure in “Salva” e “Hums Around Me”, l’epos spaziale di “”Moonimr”. A completare questo multiforme lavoro troviamo il quadretto per xilophoni soffusi e drum & bass lunari di “Beluga”, l’orchestrale jazz cinematico di “Blind Tiger” ed un paio di inconsueti inciuci tra exotica ed elettronica vintage quali “Mariana Deep” e la conclusiva “The Silk Road”.Per gli amanti di certe eleganti sonorità  retrofuturistiche in grado di coniugare momenti avant con un senso melodico di valore, “The Moving Frontier” è un acquisto imprescindibile.


Photo Credit: Bandcamp