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I Muzak sono “l’altra faccia di una medaglia”, la faccia rivolta verso il basso, quella celata alla vista. Spuntano dal sottobosco musicale con un lavoro che è un piccolo scrigno contenente 13 gemme di rara bellezza. E come ogni tesoro che si rispetti, sono ben nascosti, bisogna saperli scovare nel marasma di gruppetti usa & getta. Ad ascoltare i pezzi del loro esordio “In Case Of Loss, Please Return To:” ci scommetteresti che vengano da nebbiose città  anglosassoni o da freddi paesi scandinavi con le case in tinte pastello e la neve sui tetti a spiovente. Invece no, sono ben altre le latitudini dei Muzak: 40 ° parallelo a nord dell’equatore, estrema periferia sud est d’Italia, Salento: più vicini al Tropico che al Circolo Polare.
Ma non ci sono racconti di torride notti estive tra una pizzica e mille zanzare, nè spiagge assolate e terra rossa di quella tanto decantata quanto inconsistente Giamaica italiana, nelle note dei Muzak. Il loro suono è quello delle onde di un inquieto mare invernale che sfoga sè stesso contro scogli nervosi, è il rumore di immobili distese di ulivi secolari squarciate all’improvviso da un temporale violento quanto rigenerante, è la quiete di paesini dimenticati da Dio dove l’inverno è un letargo troppo lungo, e anche una sala prove può servire a scuoterti da un ovattato torpore.
Non si lasciano classificare facilmente, i quattro Muzak, e questo gioca a loro favore: sanno disorientare l’ascoltatore con canzoni che ruotano intorno all’alchimia perfetta tra i suoni più eterogenei. Violini (quello di Paul de Jong dei The Books) e suonerie di cellulari, moog e fiati, chitarre elettriche e fisarmoniche, distorsioni e bande di paese, ogni elemento è al posto giusto eppure niente sembra mai scontato o banale. Esplosioni repentine rincorrono delicate e malinconiche suite strumentali spruzzate di psichedelia; tra le chitarre acustiche fa capolino l’elettronica (“Oxygen, Opiates And Other Pale Ideas” inizia come i migliori Radiohead dell’era Kid A), e una voce mai invadente si adagia qua e là . E poi c’è un pezzo come “If Me You Fly I Am Your Wings”, il climax dell’album, che apre con una nenia decadente e degrada nella marcia funebre finale.
Passione allo stato puro permea in ogni pezzo: è un disco che trasuda Passione, questo. Etichettarlo come “post rock” sarebbe stato troppo semplice e riduttivo; esprimere con le parole tutto quello che contiene la musica di “In Case Of Losss”…” è impresa titanica: solo le note possono parlare di sè stesse. Ogni posto ha i suoi inverni: Muzak è il suono dell’inverno in una terra di periferia.

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In Case Of Loss, Please Return To: [ Lizard/Airbag – 2006 ] – BUY HERE
Similar Artist: Godspeed You! Black Empereor, Radiohead, Pink Floyd, Motrorpsycho
Rating:
1. The Holy Graal Is Buried Under
The Football Ground
2. In Case Of Loss
3. First Time: Only Supernaut
4. Cathedrals In The Desert
5. The Trojan Horse Is Buried Under
The Football Ground
6. Oxygen, Opiates And Other
Pale Ideas

7. First Time: Only Supernaut (Coda)
8. Telemachus Is Walking On
Arvasì
9. Keny. Lanisgoo.
10. In Case Of Dream Without
Numbers
11. The Black Holes Help Us To
Understand Our Next Microscopical Life
12. If Me You Fly I Am Your Wings
13. Sad Hydrogen And Small
Hard Tack Fish