E’ notizia recente l’assegnazione del premio Pulitzer alla carriera per Bob Dylan. Il menestrello per eccellenza, Mr. Tambourine Man, l’uomo che ha segnato un’epoca ed influenzato quelle a venire, ha visto riconosciuto l’enorme impatto della sua musica e delle sue parole sulla cultura americana. Quasi preveggendo l’onoreficenza, Langhorne Slim, ventisettenne della Pennsylvania di stanza a New York, lo omaggia con un album che è una sincera dichiarazione d’amore a quel mondo fatto di musica e parole decisive.

Senza trucchetti sentimentali il disco è l’affresco di un folk duro e puro venato di veemenza rock’n’roll. L’abilità  chitarristica di Langhorne non si discute, veloce com’è a pizzicare e scuotere corde incandescenti; esuberante, preciso, sudato come la polvere dell’ultimo bar di provincia, Sean Scolnick (vero nome di Langhorne) è un esteta della tradizione, un vagabondo con in mente solo strade battute da sognatori con in mano una chitarra, devoto ad un folk da battaglia, tirato a lucido e studiato per infiammare dal vivo.

L’eco di Dylan è più di una ingombrante presenza, ma al di là  di ciò quello che mi fa rimettere da capo il disco per l’ennesima volta è il sangue ribollente che scorre in queste canzoni, quei giri di chitarra che sono una sgasata roboante nella notte silenziosa. Nel pancia dell’album, quasi una rivendicazione del potere decisivo delle viscere, rotolano i brani migliori. Su tutte svetta “Diamonds and Gold”, ballata che s’avvita sulla voce grattuggiata di Langhorne, trascinandosi dietro organetti, contrabbassi, atmosfere spirituali a la Ben Harper ed un sapore da ‘Delta del Mississisipi’. Langhorne è uno a cui piace andare di fretta, bruciare chilometri, facce, birre, sigarette, posti nuovi, suonare ovunque e comunque, ma sa anche prendersi il tempo di scandire tramonti affollati di ricordi e rimpianti con melodie tonde e ruvide allo stesso modo. Questo disco non aggiunge nulla di nuovo, non vi farà  sobbalzare sulla sedia, non cambierà  di una virgola le vostre esistenze, ma ha il potere di nutrire un genere musicale che è in fin dei conti uno stile di vta, rivitalizza e definisce i bordi di una musica che morirà  solo quando scomparirà  il genere umano.
Un applauso ed un posto nello scaffale se lo merita comunque.

Cover Album

Langhorne Slim
[ Kemado – 2008 ]
Similar Artist: Bob Dylan, Ben Harper, The Felice Brothers, T. Rex
Rating:
1. Spinning Compass
2. Rebel Side Of Heaven
3. Restless
4. Sometimes
5. She’s Gone
6. Colette
7. Hello Sunshine
8. Diamonds And Gold
9. The Honeymoon
10. Tipping Point
11. Oh Honey
12. Worries
13. Hummingbird

LANGHORNE SLIM su IndieForBunnies: