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Tecnicamente è tutto pronto per andare su Marte. Capito? Non si sta parlando di mandare robottini motorizzati in solitarie esplorazioni. Si parla invece di missioni umane vere e proprie entro il 2031. Pare fatta insomma; per la prima missinone dovrebbero partire quattro uomini e tre donne all’incirca. Bene. (Silenzio lunghissimo d’imbarazzo). L’unico problema insoluto è legato alle capacità psichiche umane di reggere un viaggio estenuante (tra i 6 e i 7 mesi) ed una permanenza altrettanto lunga sul pianeta rosso. Panico, depressione, attacchi d’ansia ed aggressività . Per farla breve è una questione di nostalgia. Nostalgia canaglia cantava l’ugola contadina di Albano. Già . Che poi che bisogno c’è di andare nello spazio quando dischi come questo ti lanciano in orbita senza effetti collaterali? Non smetterò mai di stupirmi per tutta la bellezza che riesce a generare la noia incalcolabile della sterminata provincia americana. Figurati se poi scopri che i Neva Dinova vengono dal Nebraska, piccolo Stato confederato conficcato come una scheggia nel cuore degli Stati Uniti. L’odore acido del foraggio da stalla e l’aroma rincuorante della torta di mele appena sfornata convivono in quest’album ammaliante. Giunti alla lora terza prova su lunga gittata, Jake Bellows e soci riescono nell’impresa di impressionare pur battendo un campo assaj inflazionato ma mai sazio di continui slanci in avanti. Gran lavoro di chitarre, ora stellari ora bucoliche, cesellano ogni poro curatissimo di quest’album dalla lunga e travagliata gestazione. Bufere e nubifragi prima, ed un problema ai timpani di Bellows dopo, hanno incrinato il lavoro di creazione e incisione. Il risultato però è ottimo, grazie alla tenacia di chi aveva in mente il bel suono solido e corposo che si ascolta in queste 14 tracce. Pezzi di passaggio convivono con canzoni killer come ”Clouds” (gioiello assoluto!) e ”Will The Ladies Send You Flowers” dove impressioni a là Midlake e slanci in stile Okkervil River sfumano e s’aggrovigliano con intuizioni folk-rock di primissima qualità . Tre chitarre elettriche, basso e batteria dirigono la danza, fermano le nuvole, aspettano e costruiscono pomeriggi tiepidi, accoglienti e tremuli di malinconia. La nostalgia ci fregherà su Marte, ma ci farà amare dischi come questo. E sarà solo un gran bene. |
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