Passate le feste (anzi, passate le rimpatriate col parentame vario) quest’anno l’Init mi ha dato la possibilità  di smaltire il Natale con un gran bel concerto: Enfance Rouge. Gli Enfance Rouge, per chi non li conoscesse, sono l’ “‘altro’ ensemble italo-francese della scena underground (l’ “‘altro’ perchè, a mio parere, il più importante sono e resteranno fino a non si sa quando gli Ulan Bator), dediti ad un avant-rock con spiccatissima pulsione verso il noise alla Shellac.

Francoise Cambuzat, Chiara Locardi e Jacopo Andreini si spostano dal banchetto dischi (una manna per chi segue l’etichetta Wallace) al palco verso le 23.25, per proporre il loro set di un’ora mezza. Un concerto che (per esigenze di strumentazione) ci propone una musica che ricorda più i “‘vecchi’ Enfance Rouge che quelli ascoltati sull’ultimo disco “Trapani-Halq Al-Waady”, influenzati dalla musica tradizionale araba. Chitarre spigolose, una batteria ossessiva, il basso o fluido o percosso violentemente (anche con un e-bow, cosa vista fare solo ad un’altra band in vita mia, i Laser Tag) della Locardi, poche chiacchiere e tanta tanta musica. Nessuno spazio concesso a baracconate da palcoscenico, che possono anche starci a volte, ma questa non era decisamente la serata adatta. Una serata in cui è l’ “‘heart & soul’ (come diceva un gruppetto chiamato Joy Division) a fare la parte principale. Al punto che anche qualche imprecisione di troppo dei tre va perdonata.

Forse una delle band più “‘anarchiche’ (nel senso letterale del termine) viste nella mia vita, su un palco: me ne ero accorto già  3 anni fa, quando li scoprii per caso durante una serata della rassegna Scatole Sonore al Rialto Sant’Ambrogio. Voglia di suonare senza cedere agli schemi, al punto che i tre non fanno il solito teatrino del bis e si affidano alla richesta di Cambuzat: Se ne volete ancora gridate altrimenti ce ne andiamo a fanculo. I pochi astanti (40/50 persone) non si lasciano sfuggire l’occasione e la band propone qualche altro brano per una mezz’oretta, tra i quali alcuni di prossima pubblicazione su un futuro album.

Un’ottima maniera per chiudere un 2008 che, musicalmente, sui palchi romani ha dato tanto.

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