Dissi che il talento di Distance era difficile da ignorare quando uscì il suo album d’esordio ed era un disco dubstep legato ancora a riverberi ed echi della Giamaica, ma che già rivelava la ferrea volontà di ampliare il proprio spettro sonoro con l’aggiunta di elementi marcatamente elettronici (molte tracce non avrebbero sfigurato sul dancefloor) o di inserti con strumentazione live dal vago sapore post-core. A dicembre 2008 Distance ha pubblicato il suo nuovo lavoro, sempre sotto etichetta Planet Mu, dal titolo “Repercussion” nel quale le caratteristiche sopra citate vengono espanse o sottratte per giungere a qualcosa di ancora più particolare e scuro.
Il magma sonico, nel quale il britannico Greg Sanders affonda le mani per plasmare le proprie composizioni, ha ispessito la propria consistenza e l’ha resa ancora più ispida e urticante: scompaiono i feedback caraibici ed i campioni fumosi mentre aumentano a dismisura le reminiscenze industriali e tutto si carica di un incedere minimale ed a tratti assai marziale.
L’impatto fisico è impressionante: verrebbe da molleggiarsi, da rimbalzare come una volta, ma c’è da stare attenti perchè non siamo su morbida gomma ma su appuntito metallo e ferirsi è cosa facile.
Se volete possiamo definirlo un album ambientale, la lezione post-techno del tedesco Pole è stata ampiamente assimilata e così pure quella dark-glitch dell’ultimo Bola, eppure “Repercussion” sfoggia tra le sue ispirazioni sicuramente i Nine Inch Nails ed i Clock DVA di inizio anni ’90: Distance ha sfornato un album dub direttamente dalle fornaci dell’inferno, pesante e pure pericoloso.
Non manca che in alcuni momenti sia pure irresistibile (per esempio la conclusiva “Skeleton Grin”ma pure qui il sound è affilato e distorto come se nel contempo qualcuno ti stesse infilando una camicia di forza e obbligando a ballare), anche se nell’insieme è soprattutto molto difficile.
Non vi è in quest’opera lo spirito contaminante e terzomondista di Dusk & Blackdown o il gusto sperimentale di Boxcutter e neppure il livello qualitativo è così alto: Distance utilizza come punti di forza una pesantezza insistita nella cadenza dei bassi e una ripetitività alienante nella struttura. Il risultato è trascinante ed ipnotico, all’inizio respinge l’ascoltatore per poi crescere ad ogni successivo ascolto. Sembra quasi rivolgersi a un pubblico diverso rispetto a quello solito del dubstep; pare quasi lavorare attentamente ad una mistura elettronica inedita che prende tanto dall’idm quanto dall’industrial.
Insomma Distance ha prodotto un disco che sfida i vertici del genere e propone qualcosa di nuovo, aggiungete che nella confezione di “Repercussion” è compreso pure un bonus disc con nove straordinari singoli usciti per l’etichetta personale del nostro (Chestplate) ed è tutto grasso che cola: acquista consigliatissimo.
Disc One
1. Magnesium
2. Out Of Mind
3. Free Me
4. Koncrete
5. Loosen My Grip
6. Repercussions
7. Mirror Tell
8. Sending Chills
9. Skeleton Grin
Disc Two
1. V
2. Headstrung
3. Misfit
4. Present Day
5. Feel Me
6. Radical
7. No Sunshine
8. Victim Support
9. Battle Sequence