Le occasioni mancate

Mettiamo subito in chiaro i fatti.
“Immolate Yourself”, terzo album degli statunitensi Telefon Tel Aviv, esce ufficialmente il 26 gennaio 2009. Il giorno dopo, viene diffusa in rete dal loro stesso sito myspace la notizia che uno dei due componenti del gruppo, Charles Wesley Cooper III, è morto qualche giorno prima, all’età  di 32 anni.
Il fatto, in sè molto lontana da me, ha invece avuto uno strano affetto. Sarà  che avrei incontrato il duo della Lousiana tra poco più di un mese nella data del loro concerto a Carpi, sarà  che non sono mai stati esattamente il mio gruppo preferito, ma nelle scorse settimane (prima di sapere la bad news) mi ero riascoltata con attenzione i loro lavori precedenti.
Dubito che il titolo del nuovo disco fosse programmatico, anche se così può sembrare.

E così ho ripreso in mano questa recensione, ho ascoltato e riascoltato l’album, cercandone significati nascosti che non ci sono. Ne rimangono le semplici righe di una nuova ascoltatrice.
Per i fedeli estimatori del gruppo, “Immolate Yourself” appare un disco un po’ deludente: credo per il fatto che la dilatazione dei suoni tipicamente telefontelaviviana non è in questo ultimo disco all’ordine del giorno. Musicalmente parlando non ci sono troppe proposte nuove da parte del duo, la trovo più che altro una rielaboraione in chiave forse più commerciale (ma non per questo di basso valore) dei loro precedenti lavori.

Il passaggio alla label teutonica BPitch Control è forse un indizio che conferma le scelte più electro/dance del disco, rispetto alle atmosfere eteree di un precedente album come “Fahrenheit Fair Enough” che vengono a volte ricordate in brani come “Mostly Translucent” oppure “I Made a Tree on the Wold”.

Sono brani come “The Birds” oppure “Helen of Troy” che sanciscono maggiormente la distanza col passato: siamo di fronte a ottimo synth pop tendente alla dance, anche se forse non era quello che ci aspettavamo. Con un intercedere sempre più costante dell’elemento vocale.
Non è però necessariamente un album allegro, ci sono brani cupi e ridondanti (“Your Every Idol”), suoni scuri e lievemente epici (“Immolate Yourself” in chiusura), ritmi electro-beat che richiamano i Junior Boys (“Stay Away From Being Maybe”). Ed una “You Are the Worst Thing in the World” decisamente pop, tanto da restarti in testa e canticchiare in macchina.

Ecco si, forse è il disco adatto per il viaggio, in un febbraio con ancora la luce che tramonta presto e il cielo che si colora di blu/violaceo. Destinazione: luoghi più caldi di quelli da cui proveniamo.

Cover Album
Band Site
MySpace
Immolate Yourself [ BPitch Control – 2009 ]
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Similar Artist: Murcof, Damero, Thom Yorke, Junior Boys
Rating:
1. The Birds
2. Your Mouth
3. M
4. Helen of Troy
5. Mostly Translucent
6. Stay Away from Being Maybe
7. I Made a Tree on the Wold
8. Your Every Idol
9. You Are the Worst Thing in the World
10. Immolate Yourself