E’ finalmente giunto anche in Italia “Il Curioso Caso Di Benjamin Button”.
Ispirato all’omonimo racconto di Francis Scott Fitzgerald, costato 150 milioni di dollari, l’ultimogenito di Fincher è al momento in lizza per ben 13 premi Oscar.

La storia è quella di Benjamin Button, nato già  vecchio l’ultimo giorno della Prima Guerra Mondiale.
Dato per spacciato entro poche ore, praticamente ‘con un piede nella fossa’, a dispetto delle leggi di natura Benjamin ringiovanisce ogni giorno di più, essendo destinato a vivere un’esistenza antioraria.
Del cinico e clinico disincanto a cui c’aveva abituato il padre di “Seven” e “Fight Club” qui non c’è traccia, tanto che ci si domanda se anche Fincher, al pari del suo eroe, non abbia fatto ritorno all’ingenuità  della fanciullezza.
L’agiografia dal sapore natalizio (uscita in America proprio il 25 dicembre) porta in se la chiara impronta di Eric Roth, lo stesso che nel 1994 sceneggiò il “Forrest Gump” di Zemeckis.
Ed è proprio qui che i parallelismi emergono chiari.

Lo sfondo di un Novecento americano in storica evoluzione, il carattere dolce e goffo del protagonista, la voce fuoricampo e la storia d’amore aldilà  delle difficoltà , sono tutti riassunti da quella formula Non sai mai cosa c’è in serbo per te” che richiama con forza la celebre “la vita è come una scatola di cioccolatini di “Forrest Gump”.
Se nell’opera di Zemeckis tutto era amalgamato con sapienza, ne Il curioso caso di Benjamin Button l’accalcarsi di personaggi, eventi, divagazioni su amore, vita e morte appesantisce il racconto relegando il nucleo pulsante della storia, ovvero l’amore tra Benjamin e Daisy, ad evento collaterale, ultima portata alla fine d’un pasto troppo ricco.
A tratti Fincher commuove regalando seducenti perle come il ballo di Daisy al chiaro di luna, ma la pellicola non ha la stessa agilità  di tale danza e invero, a differenza di Forrest Gump, non sa neppure correre, trascinandosi al contrario come un fantastico carrozzone da circo freak pieno di colori e musica, ma lento e incerto.

A livello tecnico il film è ineccepibile. I sei anni di fatiche nei quali si è impegnata la Digital Domain per invecchiare Brad Pitt hanno indubbiamente dato i loro frutti. Ma se tecnologia e effetti speciali sono di tutto rispetto (e di certo varranno l’Oscar) gli stessi hanno però tolto respiro a tutto quel discorso filosofico-esistenziale sulla caducità  della vita e sul carpe diem che doveva essere la linea portante del racconto.
Aldilà  degli effetti speciali quel che colpisce è senz’altro la magnifica prova della Blanchett che, nella bellezza delle sue imperfezioni, da vita ad personaggio che brilla di luce propria.
Agli Oscar l’ardua sentenza.

Locandina
Titolo originale: The Curious Case of Benjamin Button
Regia: David Fincher
Soggetto: Francis Scott Fitzgerald
Sceneggiatura: Eric Roth, Robin Swicord
Fotografia: Claudio Miranda
Montaggio: Kirk Baxter, Angus Wall
Musiche: Alexandre Desplat
Interpreti: Brad Pitt, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Julia Ormond, Jason Flemyng, Taraji P. Henson, Mahershalalhashbaz Ali, Jared Harris, Elias Koteas
Nazione: USA
Anno: 2008
Durata: 166′
Distribuzione: Warner Bros.

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