Il dato di fatto è che i Julie’s Haircut valgono gruppi ben più celebrati come i Fujiya & Miyagi e Tarwater, solo che sono italiani e se li filano in pochi. I Julie’s Haircut sono un grande gruppo che meriterebbe ben più vaste platee, gente che è in giro dal1994 ed anno dopo anno, album dopo album, concerto dopo conceto si è evoluta fino a raggiungere un proprio suono, un peculiarissimo krautrock che se lo ascolti con la doverosa attenzione ti sembra di essere a Colonia nel 1974 mentre fantastichi riguardo ad un genere musicale chiamato shoegaze che sarebbe arrivato almeno un decennio più tardi – ma tu giustamente ancora non non lo sai ed allora fantastichi.

Fatta questa puntigliosa-ma-doverosa premessa, arriviamo a parlare dei Julie’s Haircut dal vivo e di come riescono a rapire da mente dell’ascoltatore accompagnandolo in un viaggio lungo un intero concerto. Il set dell’Estragon è stato quasi interamente basato sull’ultimo, favoloso “Our Secret Ceremony” ed è stato qualcosa di insospettabilmente coinvolgente. Quando si suona roba del genere il rischio noia/cervello che molla gli ormeggi ed inizia a pensare a cose come quanto era gustoso il caffè bevuto in autogrill prima di arrivare al concerto è alto, ma i Julie’s Haircut son riusciti nella grande impresa di coinvolgermi ed addirittura farmi ballare (che, visto l’alto tasso di psichedelia insito nella loro proposta musicale, non è cosa da poco).

“Sleepwalker” che fa tremare i muri del locale, “The Devil In Kate Moss” talmente bella da commuovere, un batterista che sembra un metronomo, sintetizzatori impazziti, frequenti cambi di strumenti ed inversioni di tendenza tra i membri della band, un sassofonista che sbuca dal nulla per impreziosire determinate fasi della serata, improvvisazione in libertà  e tanta, tanta genialità . Ed il bello è che i Julie’s Haircut fanno tutto questo con tanta ironia e con il sorriso sulle labbra il sorriso di chi la sa lunga ma non te lo fa pesare. Ha completato il quadro un bis del tutto strumentale che ha lasciato i presenti (ma anche gli assenti) del tutto senza parole. Una serata speciale per un gruppo prezioso, da maneggiare con cura.

All’uscita l’emozione era ancora tanta ed è stata dura mettersi in viaggio verso casa, ma è bastato ascoltare musica da autoscontri con l’autoradio a palla ed tragitto che separa l’Estragon dal mio letto è trascorso in un attimo. A volte nella vita serve anche un tantino di ignoranza, perchè bilanciare il bello con lo splendidamente brutto serve a mantenere i piedi per terra.

Credit Foto: Luca Giovanardi