C’è esattamente quello che ci si aspetta nel nuovo disco dei Camera Obscura. Undici tracce di pop brillante, venato senza eccezioni di quella malinconia accesa che avvolge certi pomeriggi di primavera. Quando il sole ce la mette tutta per scaldare l’aria e permetterti finalmente di azzardare le maniche corte. Sfili la maglia e ti fai accompagnare dalla voce rotonda e dolce di Tracyanne Campbell, i suoi racconti sentimentali che si legano alle chitarre scintillanti, ai fiati, alle partiture dei violini. Magari sei anche in bici, per le strade del centro città , e stai dirigendo verso il parco più vicino. Per la musica dei Camera Obscura tutto questo non è una novità . Ma non è necessariamente un male.

L’appellativo di cuginetti dei Belle And Sebastian li ha accompagnati da vicino lungo i primi anni di carriera e le prime uscite discografiche. Appellativo del resto più che giustificato, vista la medesima provenienza scozzese, la stretta vicinanza di sonorità , fino alla partecipazione attiva di qualche ‘cugino maggiore’ nelle loro produzioni. L’uscita nel 2006 del terzo album “Let’s Get Out Of This Country” ha però contribuito non poco a cambiare le cose e ha donato ai Camera Obscura la maturità  e l’indipendenza che meritavano. Lì le canzoni e gli arrangiamenti perdevano la fragilità  leggera degli esordi e acquistavano sicurezza e solidità , aiutate anche dalla produzione svedese di Jari Haapalainen dei Bear Quartet. Ne sono usciti anche un paio di singoli notevoli (“Lloyd, I’m Ready To Be Heartbroken”, “If Looks Could Kill”) che hanno contribuito a farli conoscere oltre gli stretti confini degli appassionati di indie pop.

Con “My Maudlin Career” la band scozzese prosegue sulla medesima strada, rafforzando le idee uscite dal disco precedente. Ci sono le ballate languide e cullanti (“Other Towns And Cities”, “James”), gli up-tempo delicati che fai fatica a ballare ma ci provi lo stesso (“The Sweetest Thing”, “You Told A Lie”, “My Maudlin Career”), trionfi d’organo e d’archi (“Careless Love”). E ci sono anche singoli già  editi o potenziali: la contagiosa “Franch Navy” e i suoi echi Sixties, lo scoppiettante finale con fiati di “Honey In The Sun” e il pop ondeggiante di “Swans”, forse il migliore tra i brani in scaletta. Ma non è una scelta facile: le canzoni ci sono eccome, gli arrangiamenti sono curatissimi in ogni dettaglio, la produzione, affidata ancora a Jari Haapalainen, è impeccabile e non rischia mai di cadere nel patinato.

“My Maudlin Career” è un disco solido, pieno di pop solare e canzoni rotonde. Per impatto e immediatezza finisce forse un gradino più in basso del suo predecessore. Ne guadagna però in continuità  e sicurezza. Verrebbe da dire che ci si sarebbe aspettati qualcosa di più dai Camera Obscura, qualcosa di diverso. A pensarci, però, forse non è saggio pretendere qualcosa di nuovo da chi quello che fa lo sa fare tanto bene.