I punk la menano tanto con la solite storia della loro identità  incontaminata ed incontaminabile, però sotto sotto in realtà  sono tutti dei discotecari mancati. A tutti piace la dance però nessuno di loro ha il coraggio di ammetterlo apertamente. Prendiamo John MacLean, ad esempio. Anni passati a correre su e giù per i palchi di mezza America con i Six Fingers Satellite (sottovalutatissima band americana attiva dal ’91 al 2001, sciolta e poi di recente riformatasi per le solite questioni chiamate sfruttare un passato glorioso per guadagnare un sacco di bei soldini – giustamente MacLean ha scelto di non essere della partita), anni passati a suonare roba potente, ossessiva ed abrasiva, anni che sono finiti con l’abbandono della band e con la conseguente folgorazione per la dance, per i sintetizzatori, per la cassa dritta e pedalare (che poi a dire il vero i Six Fingers Satellite hanno sempre usato tanta elettronica, ma mai per fare dance nello senso stretto del termine. Per loro l’elettronica è sempre stata un mezzo, non il fine come è ora per MacLean). Si parte dal pogo ed invecchiando si finisce su una pista da ballo, perchè invecchiando ci si rende conto di non dover dimostrare più nulla a nessuno (che poi questa frase potrebbe essere fortemente autobiografica, ma non è questo il luogo ed il momento per parlare della mia vita e delle mie scelte personali).

Ed ecco che John MacLean diventa Juan MacLean e comincia a creare musica per far ballare il corpo e la mente. Studia, si applica, esce nel 2005 con un primo album intitolato “Less Than Human”, (un’opera in cui non tutto è a fuoco ma che serve a gettare le basi per un certo tipo di discorso da sviluppare in seguito) e poi nell’anno di grazia 2009 regala all’umanità  “The Future Will Come”, sentitissimo tributo ad un genere musicale che purtroppo è spesso bistrattato da una certa critica musicale impegnata a correre dietro all’ennesima nuova sensazione chitarra-basso-batteria oppure al’ennesimo gruppo che propone musica sempre uguale a qualcosa che è già  stato fatto in passato.
“Less Than Human” è un disco confezionato con competenza, sicurezza nei propri mezzi, personalità  e fantasia, riuscito mix di digitale ed analogico che trasuda passione da tutti i pori e che prende per mano l’ascoltatore e non lo molla più, accompagnandolo in un viaggio nella storia caratterizzato da musica che sembra uscita dalla mente di Giorgio Moroder sotto ketamina (“The Simple Life”, “Accusations”), schegge acid house impazzite (“No Time”), piano house degna di Sua Maestà  David Morales (“Happy House”), i Krisma remixati dagli Lcd Soundsystem (“A New Bot”), gli Human League versione 2.0 (“The Station”, “New Day”).

Fatte le debite proporzioni, “The Future Will Come” potrebbe essere per il 2009 quello che l’omonimo di Hercules & Love Affair è stato per il 2008. E non a caso entrambi i dischi escono per la DFA, una delle poche quasi-major che investono su un certo tipo di musica, la supportano e la diffondono con cognizione di causa e passione per la causa.

Cover Album
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The Future Will Come [ DFA – 2009 ]
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Similar Artist: LCD Soundsystem, Human League, Dave Morales, Krisma, Giorgio Moroder
Rating:
1. The Simple Life
2. The Future Will Come
3. One Day
4. A New Bot
5. Tonight
6. No Time
7. Accusations
8. The Station
9. Human Disaster
10. Happy House