Scott Matthew vive da sempre in un costante vortice emotivo.
Scappa giovanissimo di casa destinazione Grande Mela, caos di cemento e anime che impiega pochi giorni a fagocitare qualsiasi spaesato ragazzino capiti da quelle parti con ambizioni artistiche.
E’ omosessuale, mai del tutto a suo agio, è un perenne heartbreak, e come se non bastasse, di recente, vittima di un pestaggio.
Dotato di grande talento e sensibilità  sconfinata Matthew da subito tenta di esorcizzare i suoi demoni vestendo i panni del poeta-musicista, metamorfosi che appare all’istante naturale.
Imbraccia una chitarra, si accomoda ad un pianoforte, commuove ed affascina con parole, ancor più che con musiche. Chi ha adorato il suo primo omonimo disco sa esattamente di cosa parlo.

“There Is Ocean That Divides…” , titolo lunghissimo apparentemente presuntuoso, bissa per impatto emotivo quel fulminante esordio.

Why does god still treat me like a whore? He ignores me (“Thistle”)

I’ve taken drugs, I’ve taken sides the devil taught me alibis, now you’ve seen all that I’ll never been (“Ornament”)

Matthew torna sul luogo del suo perenne soffrire, dona voce a pene d’amore, lontananza, desideri disattesi, inappagati sensi di appartenenza. Ogni lirica diventa un operazione a cuore aperto, ogni testo un fragilissimo prisma che proietta mille stati d’animo, ogni parola una sofferta confessione.

Musicalmente “There Is Ocean That Divides…” appare invece più curato si dica anche più sofisticato, del suo predecessore.
Gli archi e il corno di Spencer Corbin, il piano di Marisol Martinez, il basso di Eugene Lemcio, l’ukulele dello stesso Scott, così come le backing vocals della solita Holly Miranda (da lacrime nella title-track), sono arrangiamenti che arricchiscono il suono conferendo una garbata impronta folk orchestrale. Al fianco di immancabili ballate per pianoforte, autentici dardi scagliati al cuore dell’ascoltatore, trovano posto anche composizioni, almeno nelle musiche, più solari come “Thistle”, “Ornament”, gioiellini melodici riconducibili al più inspirato Jens Lekman. E allora è come se quel fragilissimo universo di suoni acustici e atmosfere minimali sia illuminato da improvvisi raggi di luce, niente di accecante sia ben intenso, pensate piuttosto al soffice chiarore di un’alba dopo una notte tormentata.

L’errore che vi prego di non commettere con Scott Matthew è quello di continuare a considerare l’australiano solamente come l’ennesimo artista folk, gay al punto giusto per strappare l’irritante confronto con Antony , hippie quanto basta per essere infilato nella solita schiera di fricchettoni acustici, Devendra in testa. Il talento di questo ragazzo brilla oramai di luce propria, abbandonate l’inutile gioco dei paragoni e cominciate a trattarlo semplicemente come uno dei migliori cantautori del nostro tempo.

Cover Album

There Is An Ocean That Divides… [ Sleeping Stars – 2009 ]
Similar Artist: Bon Iver, Antony, Jens Lekman, Barzin
Rating:
1. Every Traveled Road
2. For Dick
3. Ornament
4. White Horse
5. Dog
6. Community
7. There Is An Ocean That divides
8. German
9. Thistle
10. Wolverine
11. Friends And Foes

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