Quattro anni separano “Wrought Iron”, il nuovo disco di Nancy Elizabeth, dall’ep di esordio, “The Wheel Turning King”, ed altri due dal precedente lavoro alla lunga distanza, l’apprezzato “Battle And Victory”, che nel 2007 ci aveva presentato un’artista capace di lavorare su composizioni classiche e ricche di riferimenti alla tradizione colta del folk anglosassone degli anni ’60 e ’70. Due anni durante i quali l’artista ha intrecciato collaborazioni varie ed interessanti, tra le quali spiccano i nomi dello scozzese James Yorkston e del giapponese Susumu Yokota, per i quali ha partecipato ai crediti degli ultimi rispettivi lavori. Poi viaggi, antologie ed infine un ritiro per la preparazione del suo album.

Nancy ha raccontato di aver lavorato alle nuove canzoni nel silenzio naturale e forzato di una casa di famiglia nelle Isole Faer Oer e di un villaggio rurale in Aragona, dove le uniche fonti sonore erano le voci delle persone e i ritmi erano quelli delle frasi che da esse prendevano forma. Allo stesso modo questo gruppo di canzoni abbandona la classicità  e la ridondanza di parte del precedente lavoro per avvicinarsi al nucleo della composizione musicale, un tentativo di lavorare per sottrazione su materiali grezzi e primitivi, basilari, come il ferro puro, battuto caldo per eliminarne le impurità  e farlo diventare forte e duraturo.

Se queste canzoni saranno capaci di rimanere nel tempo ancora non lo sappiamo, ma sicuramente l’ascolto che ne possiamo fare ora ci regala uno squarcio sulla visione che le ha generate. Canzoni che intrecciano silenzi e ritmi, attimi di dolcezza e momenti di tensione, e che scaturiscono dalla sua voce e dagli strumenti di volta in volta utilizzati.
Il pianoforte in primis. è lui infatti lo strumento principe del disco, domina nel brano di apertura, e poi nella stupenda “Tow The Line”, nell’evocativa “Divining”, dove l’immagine delle onde e dell’acqua viene evocata con grande maestria, e nella dolcissima “Ruins”. I tasti, battuti a volte con senso più ritmico che melodico, altre invece toccati delicatamente per costruire armonie mai banali, accompagnano la voce di Nancy, morbida e tenue il più delle volte, spigolosa e nervosa a momenti, come in altre chanteuse conosciute, Pj Harvey, Tori Amos o Kate Bush.

In altri brani il pianoforte tace, e la musica scaturisce da una ampia rosa di strumenti, altre tastiere, come un glockenspiel, un vibrafono o un dulcitone vecchio di cent’anni, ma anche percussioni, chitarra, tromba e armonica. Il suono diventa più ricco e vario, e di volta in volta suggerisce stati d’animo differenti, senza mai ricorrere a armonie semplici e ordinarie. Dalle composizioni più classiche e “pop”di “Bring The Hurricane” o “Feet Of Courage”, si passa all’essenzialità  delle eteree “Cat Bells” e “Winter, Baby”.

Ne esce un lavoro di non immediata fruizione, forse ancor più “elitario” del precedente, dove le melodie sulle quali sono costruite le canzoni non rimangono sicuramente impresse al primo ascolto, ma il lirismo e la tranquillità  che evocano ci spingono al ritorno, ad ascolti ripetuti, senza aver mai una impressione di saturazione e noia, come se ad ogni passaggio e ad ogni ritorno nuove prospettive si possano aprire e il paesaggio sonoro che ci appare risultasse ogni volta inedito ed arricchito di nuovi piccoli dettagli.

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Wrought Iron
[ Leaf – 2009 ]
Similar Artist: Tori Amos, Pj Harvey e Kate Bush
Rating:
1. Cairns
2. Bring On The Hurricane
3. Tow The Line
4. Feet Of Courage
5. Diving
6. Cat Bells
7. Canopy
8. Lay Low
9. The Act
10. Ruins
11. Winter, Baby