Tra le increspature del tessuto armonico di Vladislav Delay è probabile che possiate ritrovare varianti glitch, la profondezza del dub e la scienza artistica del microsound e anche qualche ricordo.
La recensione potrebbe oggettivamente terminare qui e non avrei commesso un’ingiustizia. Questo perchè in “Tummaa” prendono vita piຠche altro le sensazioni e non il tecnicismo fine a se stesso, il carattere deduttivo della struttura più che le induzioni di sperimentazioni ridotte a schemi pop aprioristici secondo cui la sostanza vitale della musica è la musica stessa.
Vladislav Delay è il progetto del prolifico DJ finlandese Sasu Ripatti in cui si scorga maggiormente l’eleganza di richiami minimalisti, di strutture armoniche dall’incedere jazz, di costrutti anarmonici (e mai ‘disarmonici’) che mancano completamente di spunti progressivi e metodo: quest’ultimo inteso nell’accezione più cruda e accademica del termine.

Il peso concettuale di un’ora circa di musica liquida, suoni trattati e adattati che sostengono lo sviluppo di brani quasi del tutto slegati da restrizioni formali, da quella stessa forma-canzone che avrebbe il demerito di sbilanciare il contesto sonoro verso obblighi formali fin troppo definiti, è inversamente proporzionale alla fruibilità  ritmica qui puramente simbolica o, nella migliore delle ipotesi, totalmente lacerata.
Ironico come Ripatti, ex batterista jazz, abbia deciso ““ qui più che nel precedente “Whistleblower” ““ di ripudiare il tempo, di averlo confinato tra i battiti ora convulsi ora dilatati di metriche splendidamente anarchiche, di aver rinnegato l’uso della musica organica quasi del tutto. Quasi. Perchè l’apporto dello scozzese Craig Armstrong, autore di colonne sonore come quella di “Romeo + Juliet” e “The Bone Collector” tra le altre, è tangibile: essenziale ma risoluto, metodico ma concreto, lineare e ispirato allo stesso tempo, il suo piano armonizza e funge da collegamento tra le varie fasi del corpus musicale.

“Tummaa” (oscurità  in finnico), dicevamo, è l’album solista di quest’anima poliedrica a suo agio nel miasma compositivo nel quale neanche lo stesso protagonista riesce a venire a capo. Già  perchè se si pensa che gli addendi citati finora diano come risultato una somma perfetta ci si sbaglia di grosso.
Troppe citazioni, troppo Pan Sonic per non essere un disco dei Pan Sonic, troppo fuori fuoco per godere di un pubblico omogeneo.
La sensibilità  dub avvolge le idee alla base di splendidi brani come “Mustelmia” (‘lividi’), il crescendo di “Toive” (‘desiderio’) e l’incedere quasi mantrico di “Musta Planeetta” (‘pianeta nero’) ma allo stesso tempo mortifica il dinamismo che un album di questo genere potrebbe sprigionare.

“Tummaa” è per pochi. E come le cose migliori è imperfetto perchè vive e prospera nella frattura emozionale tra la sua assenza di forma e la retorica minimalista della nostra geometria urbana.

Tummaa
[ Leaf – 2009 ]
Similar Artist: Pan Sonic, Monolake, Oval
Rating:
1. Melankolia
2. Kuula (Kiitos)
3. Mustelmia
4 Musta Planeetta
5 Toive
6. Tummaa
7. Tunnelivisio