C’è aria di festa amici! Di quelle pettinate e con le scarpe a punta, belle lustre.
è uscito il secondo album della gnocchissima Anne Lilia Berge Strand (in arte Annie) da Bergen, la città  norvegese meglio nota come la nuova Londra che incontra l’Inferno sotto un chilometro di neve. Cioè la località  assurta all’onore delle cronache internazionali per averci donato Kings Of Convenience e Royksopp, ma anche il rovescio della medaglia di Burzum e Mayhem (i miei preferiti del lotto”…).
Annie starà  giusto nel mezzo del panino ci chiedevamo?

La prima nota a latere dell’affaire scandinavo è il capitombolo che ha proiettato la nostra preferita dalle paillettes della Island Records, con cui si narra abbia avuto una divergenza artistica verticale, all’anonimato intellettuale della Smalltown Supersound di Oslo.
Certo è che bissare il successo glamour del primo lavoro in studio è stata sicuramente la sfida più complicata da affrontare per lei.
E nonostante l’anno di delay e le superaspettative della critica mondiale,”Don’t Stop” si rivela essere però un bel disco.
Fluido, ottimamente suonato e cantato, con una patina elettro-pop stilosa e vendibile a qualsiasi latitudine, sicuri di non rifilare un pacco scadente, ma un melange di canzoni qualitativamente molto buone con solo, direi, un paio di pecche prescindibili.

A differenza di molte competitors, Annie se ne sta buona nel suo recinto figo e dorato, gironzolando quieta e senza sporcare in giro e forse questa è la chiave della sua immediatezza che ha del prodigioso.
Nessun eccesso, nessuna caduta interpretativa, dicevamo, nè svilimenti nella cifra artistica., frutto sicuramente di un’operazione ben gestita sotto tutti i punti di vista.
In primis quello della produzione impeccabile, che vede in testa ancora Richard X, Paul Epworth ed una manciata di altri mattacchioni bravi ed estremamente versatili.
Ecco allora spuntare piccole gemme facili facili, da cantare a squarciagola sotto la doccia. Canzoni come “Hey Annie” dolce da cariare i denti di un lattante, “My Love Is Better” con quel mood rockettaro ruffiano in attesa del remix bomba, “I Don’t Like Your Band” anche solo per il titolo, l’hook eurosynthpop di “Songs Remind Me Of You”, l’inno clitopunk “The Breakfast Song” ed il suo magnetismo del nulla dentro, per terminare (in tutti i sensi) con “Heaven And Hell”, numero tra echi beatlesiani e rimandi indie pop di notevole pregio.

Nel suo insieme, la chiusa è alle porte, mi sento di promuovere Annie e il suo “Don’t Stop”, sicuramente non un’opera trascendentale nè impregnata di rimandi alti.
Trattatelo come un semplice estratto di divertimento quotidiano senza ansie ancestrali, buono per ballare, carico di classe, o come sottofondo della normale sopravvivenza in qualsiasi ufficio che si rispetti.

Cover Album

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Don’t Stop
[ Smalltown Supersound – 2009 ]
Similar Artist: Lady Gaga, Goldfrapp, La Roux, Primitives, Pet Shop Boys
Rating:
1. Hey Annie
2. My Love Is Better
3. Bad Times
4. Don’t Stop
5. I Don’t Like Your Band
6. Songs Remind Me of You
7. Marie Cherie
8. Take You Home
9. The Breakfast Song
10. Loco
11. When the Night
12. Heaven and Hell