Dal Pernanbuco con furore. La storia di Osvaldo Lenine Macero Pimental alias Lenine parte dal suo nucleo familiare, da una madre religiosissima e devota della macumba e un padre fervente socialista tanto da chiamare il proprio figlio Lenin.

La musica di questo genio della musica brasiliana nasce proprio lì, a casa sua, ascoltando Orlando Silva e Roberto Murolo, i Led Zeppelin e Jackson Do Pandeiro. Così ha origine la sua musica disarticolata, fatta di rock tropicalista e funk, fisarmoniche malinconiche, elettronica e musica d’autore.
“Falange Canibal” è strettamente connesso a “Na Pressao” – album precedente con una hit indimenticabile “Jack Soul Brasileiro” – ma c’è dell’altro e ce ne accorgiamo subito, appena giunti ad Umbigo, brano in bilico tra dub, hip hop e funk. Il suo è un pop impreciso, scardinato, incentrato molto sul suono, sull’armonia e sulla melodia imprevedibile. Non c’è niente di scontato, si respira anzi un’atmosfera metropolitana, quella sfrontatezza modernista che, in passato, aveva stampato sul volto (e sulla superficie delle sue canzoni) Caetano Veloso.

Ma la bellezza della MPB sta proprio nel desiderio di rinnovare, di rinnovarsi riproponendosi con vestiti nuovi e uno sguardo attento agli Stati Uniti e all’Europa.
Lenine non rinuncia infatti ad una libertà  creativa che aveva caratterizzato i suoi predecessori e inserisce con estrema facilità  vecchi organi hammond B3 in tracce jungle o in lunghe drum session.
Chiamatela ‘antropofagia’ o ‘gusto estetico raffinato’, sta di fatto che Lenine è la vera novità  del XXI secolo musicale brasiliano, ormai una star in Brasile nonchè un punto di riferimento per molti artisti.

D’altronde, sin dalle prime esibizioni del gruppo “Falange Canibal”, in cui tanti giovani artisti proponevano il loro concetto d’arte, si era capito la reale fattura di Lenine.
Il disco, che prende il nome proprio da questo curioso esperimento, non vuol fare altro che rimarcare questo desiderio di esplorare la musica brasiliana in ogni angolatura, non lasciando nulla d’intentato, un po’ come fa Tom Zè nei suoi esperimenti sonori. Anzi riunisce tutte le persone che hanno accompagnato Lenine in questo progetto incidendo su disco l’energia vulcanica che questo collettivo sprigionava dal vivo.

“Falange Canibal”, terzo album da solista, che deve essere un vero e proprio punto di riferimento nella discoteca degli appassionati di MPB, è un concentrato di sonorità  anarchiche, carezzevoli, cariche di energia. Un album non di concetto ma fatto di parole, suoni, rumori. Un punto d’inizio e un punto d’arrivo, una suggestione che guarda lontano, che sfiora il Mediterraneo, che viaggia attraverso le culture, le tradizioni e i colori di tante civiltà  ma di un unico mondo.