La prima volta che ho sentito parlare dei The Drums è stato all’uscita dell’ottava compilation della Kitsunè Maison, da anni ottima presentazione per band emergenti che aspirano alla celebrità .
Il brano in questione, “Let’s Go Surfing”, era la classica traccia indiepop estiva, accattivante nella sua semplicità , completa di coretti surf-pop e fischiatine d’antan. Inutile dire che mi prese subito.

Tempo un paio di mesi, finito il singolo nel dimenticatoio, cosa sento nello spot di una macchina da corsa? Proprio “Let’s Go Surfing”. Da bravo ascoltatore snob mi indigno subito, cominciando a immaginare esiti catastrofici per la band, svenduta dalla casa discografica per 30 denari.
La storia del gruppo, unito nel 2008, è molto semplice: amicizie d’infanzia, separazioni di piccole band e riunione sotto quest’ultima più fortunata formula. Un primo EP, “Summertime!”, fuori nel 2009, fa notare la loro interessante commistione di pop indipendente e post-punk, segnata dalla costante presenza di chitarre vintage e del riverbero, onnipresente sulla voce lamentosa del cantante.

La band non inventa nulla e non rielabora nuove vesti per qualcosa di già  fatto, preferendo inserirsi in un filone trito e ritrito; tuttavia, lo fa con buona cura dei particolari e con una ricerca sonora al di sopra di altri colleghi (il primo paragone che mi viene in mente è quello con gli irlandesi Two Doors Cinema Club, forse i più simili alle Batterie, sorpassati di brutto).
Per buona cura dei particolari, oltre la pluricitata hit, vanno segnalate la malinconica “Down By the Water” e il suo ritmo che porta vagamente in ricordo il tema di Twin Peaks, il singolo “Best Friends” e i suoi echi a metà  tra i The Smiths e i Vampire Weekend, la NewOrderiana “Forever & Ever Amen”.

La presenza di qualche riempitivo ““”Skippin Town”, “When I Come Home”, molto simili al singolone (ma guarda un po’)- non pesa eccessivamente, specie se spezzata da tracce discrete come “It Will All End In Tears” o “I’ll Never Drop My Sword”, dolenti riesumazioni new wave; se poi vi siete mai chiesti come avrebbe suonato Ian Curtis con i Beach Boys, urge l’ascolto della traccia di chiusura, “The Future”.
The Drums non è un debutto esaltante, non rappresenta sicuramente un capolavoro nè tantomeno uno dei top album del 2010. è tuttavia un buon lavoro, spensierato e godibile a punto giusto, perfetta colonna sonora per un’uggiosa giornata estiva.