Gli Swans sono i paladini del Male, i pionieri dei cieli plumbei d’estate, della dissacrazione del politically correct, del rumore espressione di sofferenze latenti e squassanti.
Gli Swans girano armati, paladini di attacchi di panico e macabri incubi futuribili, sono musicisti schizofrenici e talentuosi, ma al servizio del lato oscuro della Forza.
Compongono canzoni che sono scorie radioattive spedite su Marte, dove la loro personalissima Gotham City graffia la terra con fondamenta maleodoranti, grottesche rappresentazioni di una realtà  cinica ed invivibile che in Michael Gira ha il suo cantore più lugubre e consapevole.
Ecco. “My Father Will Guide Me” è il nuovo album dei nuovi Swans.

Il primo dopo 13 anni di morte apparente e quasi 30 di militanza nell’underground a stelle e strisce, con una formazione stravolta e rinforzata da membri di Cop Shoot Cop, Angels Of Light, Gunga Din oltrechè dal fido scudiero di sempre Norman Westberg.
Scorazzando nel mare di note informative, ci imbattiamo anche nei featuring di questo seminale ritorno, laterali a dir poco, e tutti di taglio alto o altissimo. Vedi, ad esempio, Grasshopper dei Mercury Rev alle parti di mandolino e soprattutto (attenzione attenzione) Devendra Banhart, protagonista di “You Fucking People Make Me Sick”, nella doppia veste di artista iper cool e protegè del nostro Gira.
Ma è meglio chiarire subito come stanno le cose.
E togliti quel sorrisino saccente.
Non siamo al banchetto di una reunion telefonata, nè di fronte ad un progetto amarcord o all’usuale, visti i tempi, business da pompe funebri in odor di “commercialata”.

Gli Swans sono tornati semplicemente ad esistere con nuova linfa.
Smussando le acredini del passato, utilizzando un medium espressivo articolato ed efficace, ovvero una forma canzone dove l’urgenza del messaggio e l’impatto dello slogan nuotano piacevolmente in atmosfere mediate. Come bislacchi quadretti travestiti da Death in June (se la bestemmia non comporta sanzioni corporali), ma con la zampata obliqua e ferina del loro famigerato deus ex machina.
Si possono ascoltare quindi episodi lunghi e sofferti come “No Words/No Thoughts” e “Inside Madeline”, da calmierare all’istante con “Reeling The Liars In” e “You Fucking People Make me Sick” (conturbante ballad con quel quid alla “Battle Of Evermore” e sorpresina finale), per poi rotolarsi ancora nelle sciabolate nevrotiche di “My Birth” ed “Eden Prison”, brani dominati dall’arroganza di basso e batteria al passo con un wall of sound marziale ed impietoso.

E allora promuoviamoli questi Swans, perchè capaci di proporre un buon disco sotto tutti i punti di vista: curato, intrigante e di forte impatto emotivo senza scadere nell’autoindulgenza o nella patetica reiterazione di antichi fasti.
Attenzione però!
I Bad Seeds vigilano a stretto giro.