Terzo album per i bolognesi Eveline nati ufficialmente nel 2005, anno di pubblicazione del primo full lenght “Happy Birthday, Eveline”, ma che già  erano attivi da circa un lustro nel quale, passando attraverso diversi cambi di formazione, avevano dato alle stampe un paio di EP autoprodotti. Da subito la band attira le attenzioni dell’etichetta tedesca Sopot Int., che ristampa l’album e lo distribuisce in mezza Europa. La fortuna degli Eveline prosegue tanto che il secondo album “Waking Up Before Dawn” viene pubblicato nel 2008 dalla label anglo-canadese Sonic Vista Recordings” ed è accolto con grande entusiasmo dalla critica e dal pubblico di importanti festival europei.

A tre anni di distanza eccoci di fronte al nuovo album degli Eveline, alla cui realizzazione hanno preso parte anche le nostrane Urtovox e Locomotiv Records. Un disco maturo e di grande ricerca sonora, che rappresenta di certo un punto di svolta nella carriera del quartetto bolognese, che propone 8 brani ispirati e coesi, in una parola raffinati. Un disco come in Italia capita raramente di sentirne e che va a colmare un vuoto all’interno di un genere, come quello del nuovo rock psichedelico che a livello internazionale sta mostrando una vera e propria rinascita con le performace di band quali Black Mountain e Black Angels.

Fin dalle iniziali “To Kaluza’s White Quasar” e “Interstellar”, dove una voce declamante e quasi pacata si staglia su un incrocio di chitarre ruggenti e sezione ritmica marziale, appare chiaro che gli Eveline non hanno alcuna intenzione di scherzare. Quando poi entrano in campo le tastiere tutto si fa struggente ed esaltante allo stesso tempo. Ci pensa “She’s from Mars” ad accelerare il ritmo con il suo pianoforte incalzante e la voce in falsetto a far pensare ad un Antony in acido (con le dovute proporzioni) oppure ad una ‘lunar session’. Subito dopo “Last Time at Alpha Centauri” apre a fascinazioni più rock e ricorda molto da vicino Les Claypool e i mai troppo rimpianti Primus, pur senza cadere nella pedissequa copia. “Terrible n.1” e “Little Comet” ci riportano in un clima maggiormente psych, preparandoci rumorosamente al definitivo decollo nella delicatissima pace della conclusiva “Lunar 8”, undici minuti di pacatezza screziata qua e là  da glitch e rumori sintetici vari, mentre la voce di d.m. ci culla, avvolgente, nel nostro viaggio ‘verso l’infinito e oltre’.

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αω
[ Sonic Vista – 2011 ]
Similar Artist: Black Mountain, Black Angels, Swans, Buzz Aldrin
Rating:
1. To Kaluza’s White Quasar
2. Interstellar
3. Omega
4. She’s From Mars
5. Last Time At Alpha Centauri
6. Terrible n.1
7. Little Comet
8. Lunar 8