Dopo svariati anni di gavetta trascorsi nel sottosuolo gotico-sperimentale ecco la prima release sulla lunga distanza per Valentina F., meglio conosciuta come Mushy, spettrale chanteuse, compositrice dal tocco languido ed anche graphic designer della Mannequin, coraggiosa etichetta capitolina dedita alla riscoperta di gemme darkwave e synth-rock del passato ma anche alla promozione di artisti nuovi dal suono sempre oscuro e malinconico.

Alcuni hanno definito Mushy la Zola Jesus italiana (anche la cartella stampa parla di risposta italiana alla Jesus). Tuttavia il paragone mi sembra un po’ impreciso. E’ vero, la musica di “Faded Heart” è anch’essa una synth-wave estremamente claustrofobica dal suono compresso. Quello che però distingue la nostra Valentina da Nika Danilova è l’attitudine. Mentre quest’ultima accosta a toni malinconici una certa solennità  e monoliticità , il nenioso cantato volutamente ‘sfocato’ della romana ha un che di ectoplasmico che lo rende ancora più inquietante e misterioso.

Agli elementari, marziali pattern di drum machine si affiancano mantrici tappeti elettronici di vellutata bellezza funerea intrecciati a melodie ‘esistenzialiste’ sanguinanti gelido plasma gotico , e talvolta anche monotone plettrate dalla macabra atonalità . Alle romantiche penombre dei pezzi più “dreamy” come “Too Far”, “Faded Heart” (in cui il lacrimevole motivo tastieristico ha un incedere forse volutamente sfasato rispetto al ritmo tenuto dalla batteria sintetica) e il valzer amaro “No More” si alternano atmosfere industriali più ‘cariche’, come nella bellissima, misticheggiante opener “Child Of Light Will Burn”, nella velenosa “Losing Days” o in “Burn Me” (a Mushy deve piacere molto il tema del fuoco), marcia infernale tremendamente ipnotica.

Ancora superiori a questi pur molto interessanti brani sono gli esperimenti ambient “Objects In The Mirror Are Closer Than They Appear” (strumentale ‘lunare’ dall’incedere quasi immobile) e “She Was Elsewhere” (fluorescenti scie siderali che passano attraverso meccaniche circonvoluzioni elettroniche).

Ascoltare “Faded Heart” è come lasciarsi risucchiare da crudeli ma anche dolcissime sabbie mobili, e così approdare nel più tetro degli Eden. L’estasi nera però deve essere ancora raggiunta. Ma la strada sembra proprio quella giusta.