Gli Amycanbe hanno davvero tutti i numeri necessari per essere una delle band che potrebbero davvero fare “il botto” all’estero. Questione di stile, di sound, di capacità di scrittura (e anche di vendibilità , diciamolo). Il quintetto romagnolo arriva al secondo lavoro sulla lunga distanza, “Mountain Whales”, dopo il debutto “Being A Grown-Up Sure Is Complicated”, ben accolto dalla critica, e all’ottimo EP “The World Is Round”.
Il disco si apre proprio con quello che sembra un verso di una balena, introduzione a “My Love” che sin dall’inizio pone chiaro il topos stilistico dell’opera che ci troviamo davanti. Un pop rarefatto ed avvolgente, rafforzato da trame sonore fluide e penetranti (l’ottimo gioco di chitarre nella eterea “Different” è un buon esempio, con una grande chiusura pianistica). Sentori acustici (“Truth Be Told”), ipnotici rimandi al trip-hop, rielaborato in ottica 2.0 (“Buffalos”).
I più attenti sanno già che un grande tratto distintivo della band è quello di una delle più belle voci del panorama italiano: Francesca Armati ricorda quanto di meglio abbiamo ascoltato a livello internazionale, può ricordare Emiliana Torrini come i momenti più evocativi delle Cocorosie. Un grande esempio della capacità della Armati di alzare il livello di una composizione tutto sommato semplice è ad esempio “Wake Me Up”. O la chiusura con “Please” e “One Eye Two Eyes A Mouth”, dove c’è da rendere lode anche al resto della band per gli arrangiamenti perfetti (soprattutto la chiusura di “Please”).
“Mountain Whales” ha tutti i fondamentali per traghettare l’ascoltatore in 42 minuti sognanti, lasciarsi alle spalle una brutta giornata e fargli capire che l’Italia migliore è anche questa: quella che grazie a degli strumenti in mano riesce a creare “arte” nel vero senso della parola, capace di calamitare sul nostro paese anche sguardi esteri interessati. Bravissimi.